Trattativa. Il M5S vuole fuori i due di Iv, i dem irritati

Luca De Carolis e Wanda Marra

Èuna notte difficile per i giallorosa, la notte del bivio sulle Regionali in Liguria. Giuseppe Conte vuole i renziani fuori dalla coalizione che appoggia il dem Andrea Orlando, Mentre Elly Schlein e i suoi cercano una mediazione, per tenere dentro i Cinque Stelle, ma non far saltare la lista “Riformisti uniti”, con dentro anche gli italovivi, assieme a Più Europa e Socialisti. Si saprà oggi, nel giorno in cui si consegnano le liste per le urne di fine ottobre – ma il termine ultimo è domani – se il M5S e il Pd avranno trovato il modo per non farsi malissimo, dopo giorni di insulti reciproci sulla Rai. “Ce la dovremmo fare” prevedeva ieri sera una fonte dem. Ma chissà. La certezza è che l’emergenza Liguria deflagra mercoledì pomeriggio, quando Orlando incontra Conte alla Camera, poco prima del presidio in piazza Navona contro il ddl Sicurezza. Il clima tra dem e 5Stelle è già teso, per la distanza ormai rumorosa sul voto per il Cda di Viale Mazzini. Forse incide, sul faccia a faccia tra i due. Con Conte che si lamenta per “Riformisti Uniti”. Indigeribile, per il M5S: per di più nella regione dell’avversario dell’ex premier, Beppe Grillo, a poche settimane dall’assemblea costituente. L’ex ministro ribatte che era tutto noto da giorni, e che “tutti i passaggi sono stati concordati”. Ma quando arriva alla manifestazione per il ddl Sicurezza è scuro in volto. Se i i Cinque Stelle si sfilano, la Liguria è persa.
Piovono accuse incrociate. Fonti dem sostengono: Conte si è negato a Schlein per una settimana, quando lei lo cercava per parlare di Liguria. Dagli orlandiani trapela rabbia verso i Cinque Stelle. Ma vogliono andare avanti. Fa scuola il caso Basilicata, ricordano: furono lasciati fuori i centristi, ma poi è finita con una sconfitta cocente, dopo una serie di candidati bruciati. “Stiamo insieme in Emilia-Romagna e in Umbria, perché in Liguria no?”, commentano fonti del Nazareno.
Chiacchierando in Transatlantico anche la segretaria chiarisce: “Dobbiamo vincere in Liguria, loro partono da 2 a 1”. Il centrodestra, infatti, oltre che in Liguria, governa in Umbria, mentre il centrosinistra in Emilia-Romagna. La giornata prosegue con contatti ai massimi livelli tra Pd e M5S. Perché le liste vanno presentate entro domani alle 12. La trattativa è nazionale, con i referenti locali dei due partiti lasciati fuori dalla partita. Dai dem liguri si percepisce nervosismo: “Noi avevamo fatto presente ai vertici che la soluzione era fare un listone civico, con dentro alcuni centristi. Poi, invece, ci sono le due liste. Sono accordi loro”. Nella lista Riformisti Uniti ci sono due suoi renziani: Arianna Viscogliosi, consigliera comunale di Genova, eletta con una civica a sostegno di Bucci e da poco uscita dalla maggioranza per confluire nel gruppo misto; e poi Giovanni Stagnaro, sindaco di Casarsa ligure, ex coordinatore metropolitano di Azione che ha lasciato alcuni giorni fa per aderire a Iv. “Ma come si fa a tirare dentro un partito in giunta con Bucci a Genova?” sbotta un big del Movimento. In mattinata a Montecitorio, la tensione con i dem si fa solida.
Il Movimento abbandona l’Aula durante l’esame del ddl Lavoro, visto il muro ai propri emendamenti. E fonti del Pd ironizzano: “Noi restiamo dentro, loro escono quando non si tratta di poltrone…”. A stretto giro, la replica dal Movimento: “I dem usano le stesse parole del renziano Davide Faraone, non vorremmo che al Pd la linea la dettasse Renzi”. Ancora lui, il fu rottamatore, come miccia della guerra giallorosa. Non a caso la ligure Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Iv, è lasciata fuori dal tavolo delle trattative. Se e quando dem e 5S troveranno una quadra, dovranno passare per lei, che non è certo tra le più grandi sostenitrici di Orlando.