Conte sferza Grillo: “È antidemocratico

Federico Capurso
Roma
Come nelle peggiori storie di litigi familiari, tocca iniziare a sentire cosa hanno da dire gli avvocati. Anche perché seguire i quotidiani scambi tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte vuol dire tuffarsi in una palude intossicata da recriminazioni, ruvidezze, silenzi, frustrazione. Per uscirne e tornare a respirare l’unica strada sembra essere quella del divorzio. Eppure, il legale di Beppe Grillo, Pieremilio Sammarco, dice qualcosa che viene notato dai fedelissimi di Conte: «Non è detto che questa querelle sia destinata a sfociare in una diatriba legale».
Si è dunque aperto uno spiraglio? Difficile, quasi impossibile. Lo stesso Conte è piuttosto scettico, non crede all’idea che la posizione del Garante si sia ammorbidita. Semmai, le parole di Sammarco suonano come l’ammissione che la battaglia è ancora tutta da giocare sul piano politico. Grillo, infatti, continua a pungolare l’ex premier senza sosta sempre sullo stesso tema: «Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate più di 10 giorni fa a Conte», scrive ieri su X. I quesiti riguardano soprattutto l’assemblea costituente attraverso la quale Conte sta provando a cambiare volto al Movimento. È questo il campo dello scontro. L’ex premier però ha deciso di tagliare le comunicazioni dirette con il fondatore. Le domande quindi resteranno inevase, anche se chi è vicino a Conte fa notare come le risposte siano già «tutte presenti sul sito del Movimento dove sono spiegati in piena trasparenza i meccanismi della costituente».
Dal palco della festa di Open, intanto, il leader M5S torna a cannoneggiare contro Grillo, che vorrebbe togliere dal tavolo dell’assemblea costituente la possibilità di modificare nome, simbolo e limite del doppio mandato. «Dire “questo non lo tocchiamo, quest’altro sì” significherebbe ammettere una deriva antidemocratica del Movimento. Non lo consentirò mai». E ancora: «Grillo intende il suo ruolo di Garante come quello di un interdittore, non di un padre nobile. Così è antidemocratico». Questa è la linea del leader: dalla sua parte c’è la democrazia, mentre da quella del fondatore c’è un atteggiamento antidemocratico. «È il papà del M5S e nessuno può disconoscere il merito della paternità, ma di contro non c’è Conte-mamma, c’è piuttosto una comunità adulta che legittimamente si ritrova a decidere del proprio futuro», punta ancora i piedi Conte. 
I due si sfidano per provare a portare dalla loro parte gli iscritti, che con il loro voto guideranno il partito in una direzione o nell’altra. Finita questa battaglia, se Conte otterrà la sua rivoluzione e Grillo ne uscirà sconfitto, allora il tribunale tornerebbe a stagliarsi all’orizzonte. Tornerebbero gli avvocati. Come Sammarco, che nella sua carriera, fa notare, ha «seguito diverse cause relative all’uso dei simboli. Dall’Udc ai Comunisti italiani, passando per il Partito social-democratico quando ancora esisteva. Questioni anche analoghe a questa». E allora la politica c’entrerà poco.—