Migliaia di valbormidesi sono di nuovo senza medico

luisa barberis
Non c’è pace per gli abitanti dell’Alta Val Bormida: il comprensorio è di nuovo senza un medico di famiglia che possa prestare assistenza nei comuni di Calizzano e Bardineto. L’allarme si è levato ieri, in seguito alle dimissioni di Guido Loretu: il medico aveva preso servizio lo scorso primo settembre, andando a sostituire Sabrina Briozzo, che ha lasciato l’entroterra per andare a ricoprire un incarico in ospedale nelle cure palliative. Ma, a dieci giorni dal passaggio di testimone, due comuni e migliaia di pazienti si ritrovano di nuovo senza un riferimento. Una situazione che preoccupa non poco l’amministrazione di Calizzano, tanto che il sindaco Pierangelo Olivieri e l’assessore Annalisa Biano hanno già incontrato i vertici Asl per trovare al più presto una soluzione e, soprattutto, per garantire il servizio agli abitanti che, senza medico di famiglia, al momento hanno difficoltà anche solo per farsi fare la ricetta dei farmaci che utilizzano abitualmente. «La situazione è molto complicata, siamo preoccupati – hanno detto Olivieri e Biano, informando i concittadini con una nota ufficiale -. Il medico neo incaricato non sarà in servizio per tutta la settimana e, a causa della carenza di personale, non c’è un sostituto. Abbiamo chiesto all’Asl di assumere con la massima urgenza gli adempimenti e le azioni che competono all’ente per garantire l’assistenza».
Il caso è sulla scrivania di Luca Corti, referente Asl per la medicina di base: «Stiamo lavorando per trovare una soluzione il più velocemente possibile. L’obiettivo è individuare un nuovo incaricato per il comprensorio, ma, vista la carenza di medici di famiglia, il problema è tutt’altro che semplice: abbiamo chiesto ai colleghi del distretto di coprire la zona almeno in via temporanea. Nel frattempo io stesso e altri medici ci siamo resi disponibili per garantire almeno le ricette e fornire prime risposte agli abitanti». Quel che sta accadendo in Alta Val Bormida non è che lo spaccato della “crisi di vocazioni” che sta vivendo la medicina di base. Nel Savonese erano state bandite ben 30 zone carenti (tra cui quella di Calizzano e ben 6 nella città di Savona), ma ne è stata coperta solo una: l’area di Varazze.
