Le opposizioni convocano i vertici Rai “Utilizzo privato del servizio pubblico”

Federico Capurso
Niccolò Carratelli
Roma
Per fare chiarezza sul caso della sua relazione con Maria Rosaria Boccia, Gennaro Sangiuliano preferisce parlare di fronte alle telecamere di Rai1, piuttosto che nell’Aula della Camera o del Senato. E questo, ovviamente, fa imbestialire le opposizioni, che ora annunciano esposti in procura, interrogazioni in Aula, audizioni in Vigilanza dei vertici Rai. Segno che la vicenda, per loro, è tutt’altro che conclusa.
I quindici minuti di intervista Rai «non sono altro che un uso privato del servizio pubblico», attaccano dal Pd. Tutte le opposizioni sono concordi nel voler convocare i vertici Rai in Commissione di vigilanza. Per di più, la lunga ospitata di Sangiuliano sulla rete ammiraglia «non ha nemmeno aiutato a far chiarezza», puntualizzano i membri del Pd in Vigilanza. Ci sono infatti numerose incongruenze nella versione della storia offerta dal ministro, specie sulle date di inizio e di fine della sua relazione. Le opposizioni in coro, quindi, chiedono a Sangiuliano di riferire in Parlamento. «Ormai non sembra più un governo, sembra una saga di Beautiful – infierisce la segretaria Pd Elly Schlein –. Dimostra che sono inadeguati, inebriati di potere».
Anche sull’uso improprio di risorse pubbliche le opposizioni non molleranno la presa. Oltre alle interrogazioni parlamentari, Angelo Bonelli ha pronto uno dei suoi esposti da consegnare alla procura di Roma. «Il ministro non ha spiegato perché la dottoressa Boccia, pur non avendo alcun ruolo nel ministero, abbia utilizzato mezzi e servizi dello Stato, inclusa l’auto della scorta – attacca il deputato Avs – si potrebbe configurare il reato di peculato». L’apertura di un’inchiesta ufficiale da parte della magistratura, a questo punto quasi scontata, renderebbe ancora più scomoda la poltrona del ministro. Allo stesso tempo, il Comitato per la sicurezza della Camera dei deputati esaminerà il caso dei video girati da Boccia all’interno di Montecitorio, munita di occhiali smart: la donna rischia una sanzione che va dal semplice richiamo all’interdizione temporanea dal palazzo.
Dall’altra parte, per le opposizioni questa storia può finire solo con le dimissioni offerte da Sangiuliano, per di più respinte da Giorgia Meloni. Proprio questo episodio, al contrario, porta Bonelli ad attaccare la premier, perché «responsabile di questo degrado istituzionale, vista la copertura che ha offerto a suoi ministri coinvolti in situazioni indifendibili, come Delmastro e Santanché». Per Giuseppe Conte, poi, «il fatto che si possano scrivere nuove puntate di questa imbarazzante telenovela, alla vigilia del G7 della Cultura, è imbarazzante». E anche Matteo Renzi non usa mezzi termini: «Sangiuliano si deve dimettere, è diventato lo zimbello del Paese».
Il centrosinistra è sul piedi di guerra e punta a tenere alta l’attenzione sul caso.
Anche se «in un Paese normale – fa notare la deputata pentastellata Chiara Appendino ospite di In Onda – staremmo parlando di altro, perché Sangiuliano si sarebbe già dimesso». Appendino si chiede, tuttavia, come possa essere considerato «normale che il ministro della Cultura e la presidente del Consiglio abbiano passato un’ora e mezza a parlare di questa telenovela ridicola e non a discutere, invece, del fatto che il Louvre da solo fatturi più di tutti i musei d’Italia o a parlare dei motivi per cui i lavoratori del cinema sono in agitazione. Ma non mi stupisce perché Meloni si è riempita la bocca di meritocrazia e poi ci ha abituato oramai a difendere l’indifendibile». Resta, sottolinea il deputato Pd Andrea Orlando, «un tema di credibilità del governo che Meloni dovrà affrontare senza utilizzare il solito vittimismo».
