Pd e M5S all’attacco sulla riforma «Non si facciano privatizzazioni» La Lega: «Ente centrale necessario»


il caso
L a riforma dei porti non è ancora scritta, ma il dibattito è già intenso: specie dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi. Valentina Ghio, vicepresidente del Pd alla Camera, annuncia un’interrogazione e riassume: «La volontà del governo per rispondere alle richieste della portualità è questa: privatizzazione degli scali e holding quotata in Borsa per assumere le decisioni. Con una mano si privatizza e si prova ad accentrare, e con l’altra si propone il quadro potenzialmente devastante dell’autonomia differenziata, con i porti materia esclusiva delle Regioni, che parcellizzerà ancora di più pianificazione, competitività e tutele negli scali italiani. Tutto l’opposto di quanto chiesto da chi nel porto lavora». Il tema della privatizzazione dei porti è emerso dalle ultime indiscrezioni sulla manovra, che hanno riportato a galla possibili piani per privatizzare Ferrovie e poste. Di «svendita dei gioielli di famiglia al gran bazar Meloni» parla Roberto Traversi, deputato ligure del M5S in commissione Trasporti alla Camera: «Fare cassa sui porti, asset fondamentali del nostro sistema trasportistico, è masochismo, e sorprende che la patriota Meloni non se ne renda conto. Questo esecutivo ha dimostrato di essere di manica larghissima quando c’è da svendere: pensiamo alla rete Tim, Ita Airways e Poste. In questo periodo, segnato dall’opportunità del Pnrr, ci aspettavamo risorse e investimenti mirati per i porti. Lo stesso governo che ha sottoscritto un folle patto di Stabilità che ci costringerà a tirare la cinghia, per raggranellare più fondi dà via a saldo tutti i gioielli di famiglia». «Il governo – è l’appello della Uiltrasporti – rinunci a questo progetto di privatizzazione e dia risposte concrete, a partire dal fondo di incentivazione all’esodo. Abbiamo bisogno di mantenere ed esaltare il valore dell’impianto regolatorio incentrato sul contesto pubblicistico perché questo tipo di regolazione ha garantito lo sviluppo equilibrato dei porti».
Allo stato attuale in effetti c’è, tra le bozze al ministero, l’ipotesi si una società pubblica che coordini i porti italiani e sia in grado di muoversi sui mercati esteri, mentre l’idea della Borsa è piuttosto remota. «L’attuale legge sulla governance dei porti – spiega Domenico Furgiuele, deputato della Lega in commissione Trasporti alla Camera – va riformata in profondità per avere una disciplina realmente adatta al presente». Nel testo finale della risoluzione di maggioranza approvato alla Camera «frutto di un lungo confronto e dialogo con tutti gli stakeholder, emerge come sia prioritario per il centrodestra introdurre, oltre alle semplificazioni normative e agli interventi di digitalizzazione del sistema, anche la creazione a livello centrale di un ente pubblico che svolga una funzione di coordinamento, per garantire uno sviluppo armonico del sistema logistico nazionale. Sulla base di questi princìpi verrà conferita una delega al governo perché possa elaborare, da un punto di vista tecnico, un testo che contenga le migliori garanzie per il nostro Paese di sfruttare al meglio la sua collocazione strategica nel Mediterraneo» . —