
Il dem deve tenere assieme il centrosinistra. Azione spaccata, Iv ancora in giunta a Genova
Luca de Carolis
Andrea Orlando sarà il candidato del centrosinistra in Liguria, è evidente. Però è un candidato appeso, ancora. Frenato dagli equivoci e dai non detti nel rapporto tra Matteo Renzi ed Elly Schlein. Quasi sfinito dai centristi. Perché è ancora alle prese con le giravolte e le battute che non fanno ridere di Renzi, quello che in Liguria vorrebbe entrare in coalizione ma non si sa se uscirà davvero dalla giunta di centrodestra a Genova come gli ha chiesto perfino Elly Schlein, lo stesso che giura di essere pronto anche a rinunciare al simbolo di Iv, ma che poi riparla della Gronda genovese come possibile ostacolo. Proprio il Renzi che a Genova il 1° giugno disse ai cronisti: “Se candidiamo Orlando è la volta che Giovanni Toti vince dai domiciliari”. Non bastasse lui, ora il problema addirittura più urgente è Azione, anzi Carlo Calenda, perché i rappresentanti territoriali del suo partito vorrebbero tutti sostenere l’ex ministro dem. Ma il loro leader domenica sera si è infuriato per il comunicato congiunto di appoggio dei partiti – firmato anche da Azione – perché prima avrebbe voluto una nota sul programma, con dentro il sì alla sua sfilza di richieste sulle infrastrutture. Ieri il segretario regionale del Pd, Davide Natale, ha provato a tamponare: “Siamo pronti a lavorare insieme per risolvere i problemi sulle opere in regione”. E lo stesso Orlando, rispondendo al leghista Rixi, ha seminato ulteriori rassicurazioni: “L’altro giorno Azione ha fatto un elenco di opere che ritiene strategiche, e mi sono accorto che sono tutte opere volute o finanziate dal centrosinistra e dal governo Conte-2”.
Ieri ci sono stati anche contatti tra Schlein e Calenda. Mentre il capogruppo alla Camera di Azione, l’ex dem Matteo Richetti, si dà da fare per appianare le distanze. Però per il sì definitivo serviranno un paio di giorni e – pare – la direzione del partito. Anche perché Mariastella Gelmini ed Enrico Costa remano contro. Gelmini avrebbe tanta voglia di tornare a casa, cioè in Forza Italia, mentre Costa è dato in uscita verso il progetto centrista di Luigi Marattin (ora in Iv). E intanto spara: “Il campo largo in Liguria è la proiezione della piazza forcaiola di Conte-Schlein-Bonelli e Fratoianni, sarebbe sorprendente che ci ponessimo anche il problema se stare dentro o fuori”. Tradotto, il soldato Orlando paga tensioni e partite che nulla hanno a che fare con la Liguria. Come ricorda un veterano dem, “noi in Liguria uno schema di accordo di massima lo avevamo raggiunto già settimane fa, e Renzi dentro non c’era. Poi però sono successe cose a livello nazionale”. Cioè quelle aperture al fu rottamatore di un bel pezzo di partito, mentre da Schlein c’era silenzio (assenso?). Così sabato, dal palco di una festa dell’Unità nel Genovese, Orlando si è sfogato, con quell’invito a “non giocare a Risiko con la sua regione”. E con una frase che trasuda amarezza: “Potrei anche mandare a quel paese la classe dirigente, e non è questo il caso. Ma devo porre delle questioni”.
Ce l’aveva con i partiti di Roma, dai 5Stelle fino al Pd, il suo partito, da cui si aspettava maggiore tutela (ma non potrà mai confessarlo). Poche ore dopo, gli è arrivato il sì dei Cinque Stelle. E domenica mattina, prima di certificargli pubblicamente il sostegno del M5S, Conte gli ha telefonato. Però lo scenario rimane instabile. “Sabato Giuseppe ha chiesto a Schlein di chiarire su Renzi, ma lei continua a non farlo” notano un paio di big contiani. Perché è vero, la segretaria dem ha invitato Iv a lasciare la giunta Bucci – “Renzi non può tenere il piede in due scarpe” – ma sulle dinamiche nazionali ha ributtato la palla in tribuna. “A questo punto, in Liguria Iv non dovrebbe entrare neanche se rinuncia al simbolo” rumoreggia il M5S. Anche se un paio di carneadi potrebbe piazzarli in una lista del presidente. Però il consigliere regionale Ferruccio Sansa protesta: “Non facciamo entrare candidati camuffati di Renzi”. E Calenda? Il coordinatore regionale del M5S, Roberto Traversi, si rivolge a Orlando: “Lo invitiamo a chiudere il quadro in fretta, si perde tempo prezioso”.
Schlein in serata ostenta ottimismo: “La convergenza attorno a Orlando si fa sempre più larga, la sua esperienza sul campo del lavoro e delle politiche industriali è di garanzia”. Sillabe, ancora, per rassicurare i centristi. Inseguiti, nonostante i voti che Renzi non ha.
