Comitato sanitario critico “Sale operatorie riaperte ma con quali anestesisti?”

Ha sollevato polemiche l’annuncio da parte dell’Asl della riapertura delle sale operatorie di Cairo. La svolta veniva invocata da anni, eppure il conto alla rovescia è stato accolto con scetticismo e obiezioni.
«Un ospedale non è come un ponte – passa all’attacco il gruppo di opposizione “Più Cairo” rappresentato in Comune dai consiglieri Fulvio Briano, Alberto Poggio e Renzo Berretta -. Un ponte è utilizzabile subito, una struttura sanitaria necessita di competenze, conoscenze, medici e infermieri! Annunci di arrivi e riaperture ne abbiamo letti molti, nessuno di arrivi di personale per far funzionare tac, sale operatorie. Di anestesisti nemmeno l’ombra, ma questo, che è certo, non conviene dirlo. Ora in vista delle elezioni regionali è più facile regalare illusioni! Le sale operatorie, se riapriranno, saranno al massimo un ambulatorio chirurgico. Siccome siamo stanchi di essere presi in giro, vogliamo ricordare, oltre all’investimento di 2,5 milioni di euro, che le sale erano un fiore all’occhiello e viaggiavano a pieno regime, non certo solo come ambulatori per medicazioni, ma anche per interventi vascolari, ortopedici, plastici, con 1127 prestazioni di day surgery eseguite nel 2014 e 1048 nel 2015. Nel 2017 è arrivata la chiusura notturna, nel primo semestre del 2020 sono state quasi del tutto inutilizzate con appena 101 prestazioni. Da lì, la chiusura totale, voluta da chi oggi vorrebbe farci credere che avremo di meglio». L’Asl aveva annunciato l’intenzione di riaprire già da luglio, ma a chiedere rassicurazioni ora è anche il Comitato sanitario locale: «Per le sale arrivarono 2,5 milioni, funzionavano a pieno regime, ma dopo appena 8 anni, nuove, sono state abbandonate. Servivano per effettuare tra l’altro interventi vascolari, ortopedici, plastici, quindi non può bastare sentir dire che riapriranno, visto che è noto che anestesisti non ne arriveranno. Oggi, come ieri e come da sempre non possiamo accontentarci di titoli o promesse da marinari. La Valbormida ha bisogno e diritto ad avere una sanità di prossimità e cure, che ha sempre saputo prestare prima che qualcuno decidesse di svuotare l’ospedale». —
l.b.
