Tutti gli strappi Caos M5s, adesso Conte teme la scissione
Federico Capurso
Roma
Nessuno, tra i colonnelli di Giuseppe Conte, vuole sentir parlare di “scissione”. Nelle ultime ore hanno cercato in ogni modo di togliere l’argomento dal tavolo: «Non avrebbe senso», «siamo tutti uniti», vanno dicendo pubblicamente. D’altro canto, non c’è nulla che faccia più paura, in questo momento. Sanno che in fondo è lì che si annidano i pericoli più seri per la sopravvivenza del partito. Il nome e il simbolo del Movimento 5 stelle, infatti, appartengono a Beppe Grillo. E se fosse proprio lui, il fondatore, a benedire una scissione, potrebbe sbattere la porta e portarsi via l’identità grillina. E con essa, un bel pezzo di consenso.
Per comprendere come sia possibile che il destino del partito sia tutto nelle mani del fondatore, è necessario prendersi un momento e fare un passo indietro. Esistono due associazioni del Movimento: una del 2013, fondata da Grillo e Casaleggio, e una del 2017, sulla quale si è evoluto l’attuale M5S, oggi presieduta da Conte. Dentro il partito, adesso, viene fatta circolare la tesi secondo cui nome e simbolo appartengono alla nuova associazione del 2017. All’apparenza, sembrerebbe così. Una sentenza della Corte d’appello di Genova, però, nel 2021 ha sancito che il nome e il simbolo originari, con cui il Movimento si è presentato alle elezioni nel 2013, sono di proprietà di Grillo. È evidente, poi, che il logo e il nome dell’associazione del 2017 siano solo una continuazione di quelli del 2013. Eccetto piccole modifiche, nella sostanza non hanno nulla di nuovo e di originale. In altre parole, nome e simbolo sembrano, senza troppi dubbi, nella piena disponibilità di Grillo. Il fondatore, quindi, se volesse potrebbe inibire Conte dall’utilizzo del nome e del simbolo del Movimento 5 stelle, costringendolo a ripartire da zero: nuovo nome e nuovo simbolo.
Per i contiani è uno scenario da incubo. In molti scommettono sul fatto che Grillo non avrebbe voglia di rimettersi al timone del Movimento e di gestire una nuova e faticosa fase. E poi, chi sarebbero gli scissionisti? Il gruppo parlamentare, nella sua stragrande maggioranza, sostiene con convinzione Conte. I sospetti si posano quindi sugli ex, usciti dal partito o rimasti ai margini della nuova era contiana, tra i quali torna a girare il nome di Davide Casaleggio. Anche se, per ora, non sono arrivati segnali.
Questa situazione alimenta qualche ansia anche tra gli alleati del Pd e di Avs, che si chiedono ora quali effetti avrà sulla costruzione del “campo largo”. Non solo per i rischi di una scissione, che sono evidenti, ma anche per la costituente grillina dalla quale potrebbero scaturire nuovi paletti sulle alleanze. Conte sta provando a offrire rassicurazioni, anche in vista delle prossime Regionali, e stigmatizza chi sui territori alimenta le tensioni con gli alleati, come sta accadendo a Bari, dove due consiglieri comunali del Movimento sono usciti dalla maggioranza provocando il caos nella giunta Leccese, a pochi mesi dalla vittoria delle elezioni. «È solo un caso. Correremo insieme alle regionali, il prossimo anno», rassicurano i fedelissimi dell’ex premier. Chissà con quale simbolo e sotto quale nome.—
