L’auspicio è che la contesa elettorale in Liguria non sia solo uno spettacolo teatrale tra professionisti della politica che recitano la loro parte. Serve una politica che proponga all’elettore seri programmi, contenuti convincenti e persone preparate, generose e colte. I cinque grandi temi chiave sono: la crescita, le infrastrutture, il porto, la ricerca e i servizi di interesse generale.
Sul fronte della politica industriale, e degli investimenti di imprese e fondi multinazionali, che presumibilmente aumenteranno nei prossimi anni, sono essenziali progetti che producano sviluppo e occupazione di qualità (è molto importante, non solo che i liguri guadagnino un po’ di più, ma anche che siano più felici). In primo luogo, avuto riguardo alla grave congiuntura degli assetti del commercio internazionale, è logico pensare che grandi imprese nazionali con interessi anche a Genova (Leonardo, Fincantieri, Msc, Duferco…) possano costituire target strategici per alleanze internazionali che una Regione colta deve essere in grado di promuovere (e non di subire). In secondo luogo, la Regione potrebbe essere diretta interlocutrice del Fondo sovrano europeo sulla politica industriale destinato a sostenere i champions europei in grado di assicurare la competitività (anche per evitare che di questo fondo – come avviene per il Framework sugli aiuti – si giovino solo i Paesi che tradizionalmente influenzano la politica europea – e per evidenti ragioni fiscali la Francia è l’alleato più adatto). In terzo luogo, non si riesce a comprendere come un territorio che nel giro di pochi anni sarà collegato con Lombardia e Piemonte (e quindi con Francia, Svizzera e Germania) non costituisca un luogo di grandi investimenti di real estate per progetti strategici come quelli avviati nella pianura padana. A iniziare, per essere chiari, dal riuso dell’area Ilva di Cornigliano, forse l’ultimo spazio che si affaccia sul Mediterraneo dopo Bagnoli.
Sul fronte delle infrastrutture: non vi è dubbio che il futuro della Liguria è condizionato dall’esistenza di una rete eccellente che aiuti a superare l’isolamento della regione. In primo luogo, oltre alle opere portuali e cittadine già avviate, il ritardo nelle autostrade a causa della mancata attuazione della direttiva 54 sulla sicurezza nelle gallerie è forse il primo obbiettivo della futura giunta. Si tratta di assicurare il servizio verso Ventimiglia, La Spezia e Milano intervenendo in modo radicale sulle gallerie che superano i 500 metri, anche se dal 2004 questo non è avvenuto in violazione del diritto europeo e nazionale. In secondo luogo, è urgente il collegamento ferroviario con Milano e Torino, non solo concludendo i lavori del Terzo valico, ma studiando anche un servizio veloce (a esempio a lievitazione magnetica) per soli passeggeri che consenta di unificare il territorio fra Genova, Torino e Milano. In terzo luogo, l’aeroporto è certo piccolo e non strategico ma essenziale per lo sviluppo. Quando si diede luogo all’attuale gestore la scelta fu quella operata altrove: una compagine societaria f atta di enti pseudo locali e un gestore professionale (Adr) che garantisse l’approccio industriale. Oggi non si capisce: accettare la leadership industriale di Msc, che non è certo un gestore professionale ma risponde all’esigenza di focalizzare ancora di più l’aeroporto sulla croceristica (e quindi in un luogo più vicino possibile ai terminal portuali) oppure puntare a un gestore professionale che sviluppi lo scalo nel contesto di una rete (persino programmando una sua rilocazione dopo il Terzo valico per coprire una catchment area più ampia)? Non si dica, per giustificare l’inazione risalente, che si tratta di opere di competenza dello Stato: la Regione ha i poteri per accertare e sanzionare eventuali violazioni e, in ogni caso, è titolare della competenza concorrente con lo Stato concedente.
La portualità merita scelte strategiche nell’ambito del nuovo piano regolatore. Una procedura che non ha (solo) finalità urbanistiche ma che deve selezionare, attraverso advisors di comprovata qualificazione, le funzioni del sistema portuale (quello ligure per servire i due assi verticali del Gottardo/loetcbberg e del Brennero/Koralm, deve a regime, includere Savona, Genova e La Spezia – e anche Livorno). La Liguria è quindi chiamata a cooperare con il governo e con i grandi operatori protagonisti dei traffici nei prossimi 40 anni, per capire da loro come competere con Rotterdam, Anversa e Amburgo e come aumentare l’attrattività. Questo in un momento in cui i principi sul commercio internazionale stanno venendo meno con la crisi, oltretutto, della libertà della navigazione in alto mare e negli stretti. La comunità marittima genovese migliore, colta e professionale, può aiutare il decisore politico a compiere le scelte giuste.
Per la ricerca, riprendendo un vecchio progetto al quale lavoravano anni fa i rettori di vari atenei del Sud Ovest d’Europa, promosso da Italia e Svizzera, è pensabile che alcune scuole di eccellenza che si trovano in un raggio di meno di 200 chilometri si coordinino per essere competitive con gli atenei delle due sponde americane, con quelli inglesi e francesi e con i crescenti atenei del Far East. Per i nostri studenti non dobbiamo augurarci un’occupazione quale che sia: ma che siano protagonisti del cambiamento della società, costruendo le tecnologie e le soluzioni necessarie anche se il mercato o la politica (che nella maggior parte si profila conservatrice) non le accettano. In questo senso l’esempio della Francia con la costituzione di Paris Saclay, che è cresciuta in pochi anni nel ranking internazionale, può essere un esempio.
Il servizio di interesse economico generale (Sieg) oggi è in affanno. Questo è forse il tema più delicato, che impone anche soluzioni trasgressive: sanità, energia, acqua, conservazione del territorio… Il punto è che il Sieg sia prestato nel rispetto delle regole della “continuità, qualità e a costi ragionevoli” secondo standard europei (e quindi mettendo al centro gli interessi degli utenti). È doverosa dunque una legge regionale che assicuri la separazione fra chi prest a i servizi e chi controlla la loro esecuzione. —