Ermini preferisce Spinelli a Schlein “Un caso troppo strumentalizzato” David Ermini “

niccolò carratelli 
roma 
La passione politica non basta, quando in ballo c’è uno stipendio a sei zeri. Alla fine, David Ermini saluta il Pd e non la Spininvest. L’ex parlamentare, già vicepresidente del Csm, lascia il suo posto nella Direzione nazionale dem, nella quale era stato nominato come indipendente, e decide di restare presidente della società del gruppo Spinelli. Ha comunicato la sua scelta a Stefano Bonaccini, presidente del partito, esprimendo «sincero stupore e amarezza per le strumentalizzazioni che sono state fatte e che continuano sul mio ruolo in Direzione». Dal punto di vista di Ermini, le polemiche per essersi legato all’imprenditore al centro dell’inchiesta sul «sistema Toti» sono ingiustificate: «Non avrei mai pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi – aggiunge – che risentono evidentemente della situazione e del clima a Genova e in Liguria». Dunque, si chiama fuori, perché «non voglio creare alcuna difficoltà al Pd». 
A pesare sono state le pressioni arrivate dai piani alti del Nazareno, la stessa Elly Schlein gli ha fatto recapitare l’invito a rinunciare al nuovo incarico. Una richiesta formulata ieri mattina al telefono anche dal candidato in pectore alla presidenza della Liguria per il centrosinistra, l’ex ministro Andrea Orlando, ben consapevole dei problemi che il caso Ermini stava provocando dentro la «sua» coalizione, con l’ala sinistra e il Movimento 5 stelle in crescente agitazione. Anche perché, come presidente della holding che controlla la Spinelli srl, ossia la società coinvolta nell’inchiesta per corruzione, Ermini si troverà a prendere decisioni sulla complessa vicenda della concessioni portuali. Iniziare una campagna elettorale con questo assist al centrodestra, che già aveva iniziato le provocazioni e gli attacchi, favorendo la narrazione di un Pd compromesso con gli affari di Spinelli al pari di altri partiti, non era possibile. 
Lì per lì, Ermini non ha preso benissimo l’invito al passo indietro, lamentandosi di veder applicata dal Pd «una logica forcaiola da grillini». Ma, nel giro di 24 ore, ha dovuto scegliere. E ha scelto la Spininvest, per tenersi stretto un contratto che, per quanto tenuto riservato, secondo indiscrezioni gli garantirebbe un compenso tra i 200 e i 300 mila euro. Orlando non commenta: «Quello che dovevo dire, l’ho detto a lui», dice gelido. Mentre Bonaccini ringrazia Ermini per aver «tolto di mezzo polveroni, incomprensioni e strumentalizzazioni. La concomitanza delle elezioni provocate dalle dimissioni del presidente Toti, proprio a seguito dell’inchiesta giudiziaria in Liguria, ha indubbiamente provocato il cortocircuito». 
Gli alleati nella nascente coalizione ligure accolgono con sollievo il rapido epilogo della vicenda. Secondo il coordinatore regionale del M5s, Roberto Traversi, «le dimissioni di Ermini erano e sono un atto dovuto: per il M5s politica e affari devono correre su binari paralleli e rimanere su due pianeti completamente separati». Soddisfatto Ferruccio Sansa, candidato del centrosinistra alle ultime Regionali: «È stato giusto sollevare una questione che ci ha messo a disagio – sottolinea -. Orlando e i dirigenti del Pd hanno preso una posizione netta. È un importante segno di cambiamento per il Pd e per tutta la coalizione». 
La prossima settimana è prevista la riunione che potrebbe ufficializzare l’investitura di Orlando, ma ad animare la discussione interna al centrosinistra ligure resta l’ingresso in squadra di Italia viva. Una prospettiva che «non è scontata», fanno sapere da Avs, perché «noi siamo in campo per segnare una rottura con il sistema Toti». E gli stessi dubbi emergono anche tra i 5 stelle, perché il partito di Matteo Renzi è tuttora nella giunta di centrodestra del sindaco di Genova, Marco Bucci, politicamente legato a doppio filo a Giovanni Toti. L’ormai ex presidente della Liguria, dopo le dimissioni formalizzate venerdì, ha ricevuto un primo parere positivo dalla procura alla sua richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Forse, già nelle prossime ore tornerà in libertà. Destino diverso proprio per Aldo Spinelli, perché i pm genovesi hanno dato parere negativo, in quanto «al di là di eventuali movimenti societari nel gruppo Spinelli, la proprietà dell’azienda resta nelle sue mani». E la nomina dell’ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura alla guida della sua holding, evidentemente, non è servita. —