Chiesto il giudizio immediato per Toti, Spinelli e Signorini

Marco Fagandini
Genova
Per la Procura le prove raccolte sono granitiche e numerosissime. Capaci insomma di rendere evidente un modus operandi che, secondo gli inquirenti, era votato all’interesse personale anziché a quello pubblico. E per questo ieri i pm genovesi hanno depositato la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria, dell’imprenditore Aldo Spinelli e dell’ex presidente dell’Autorità portuale genovese, nonché ex amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini. Tutti accusati di corruzione e l’ex governatore anche di finanziamento illecito. Arrestati il 7 maggio scorso nell’ambito dell’inchiesta su quello che, per gli investigatori, era il sistema corruttivo che aveva avvelenato Regione e porto.
La giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni avrà ora cinque giorni per decidere sulla richiesta di immediato, un processo che evita la fase dell’udienza preliminare per passare direttamente al dibattimento, accelerando i tempi. Qualora, cosa che pare probabile, dovesse dare il via libera, i tre indagati avranno altri 15 giorni per richiedere eventuali riti alternativi. Come un patteggiamento o l’abbreviato, capaci di assicurare sconti di pena. Ieri i difensori di Toti e Spinelli hanno escluso questa possibilità. Mentre i legali di Signorini non si sono sbilanciati.
È l’elenco delle fonti di prova, per i pm Luca Monteverde e Federico Manotti, a rappresentare l’elemento definitivo che giustificherebbe un processo da avviare senza indugi.
Comincia dalle 28 informative prodotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza che nel tempo hanno cristallizzato le condotte ritenute illecite. I soldi che Spinelli è accusato di aver assicurato al movimento politico di Toti in cambio del suo interessamento per garantirgli favori in porto. E i regali che sempre Spinelli, sostengono i finanzieri, ha ripetutamente fatto a Signorini, per assicurarsi anche i suoi servigi per quelle pratiche. Ancora, il pressing di Spinelli sull’ex presidente regionale per ottenere l’uso esclusivo della spiaggia di Punta Dell’Olmo, così da accrescere il valore del proprio complesso immobiliare.
Nell’ultima informativa poi, i Finanzieri hanno ricostruito con ancora maggiore precisione la corruzione che, per i pm, si annida dietro alla vicenda Esselunga. Toti è accusato di aver velocizzato le pratiche per l’apertura di nuovi punti vendita assieme al suo ex capo di gabinetto Matteo Cozzani, in cambio di una serie di spot per la sua lista di candidati alle comunali e alle politiche 2022. Pagati, per chi indaga, da Esselunga per volere del suo ex manager Francesco Moncada. E trasmessi sul maxi schermo gestito dall’editore di Primocanale Maurizio Rossi. Signorini infine, per i pm, si è fatto corrompere anche dall’ex presidente dell’Ente Bacini Mauro Vianello.
I magistrati hanno inserito nella richiesta le trascrizioni di 35 interrogatori di testimoni ritenuti cruciali. Così come l’analisi di 44 dispositivi elettronici sequestrati il 7 maggio, fra cellulari, tablet, computer e memorie informatiche. Infine le intercettazioni: trenta pagine che contengono il semplice elenco di quelle ritenute importanti dalla Procura.
Ecco, lo scenario appena delineato vale per i tre indagati di cui sopra. Nei confronti dei quali il processo, salvo bocciatura della richiesta, potrebbe iniziare già a metà ottobre.
Restano da definire invece tutte le altre posizioni. Cozzani, Moncada, Vianello e il figlio di Aldo Spinelli, Roberto, sono indagati per corruzione. Rossi per finanziamento illecito. Ma lo stesso Toti deve rispondere, assieme a Cozzani, ai consiglieri regionali Stefano Anzalone e Domenico Cianci, al consigliere comunale Umberto Lo Grasso e ad altri, anche dell’accusa di voto di scambio. —
