Il fondatore al leader: “Il garante sono io, incontriamoci prima dell’assemblea”. Lui: “Nessuna discussione preventiva, parola agli iscritti”

Luca de Carolis

Ora i nodi vengono davvero al pettine, Forse questa è davvero la resa dei conti finale nel Movimento tramortito dal 9,99 per cento nelle Europee. Perché Beppe Grillo, quello che l’assemblea costituente prossima ventura teme di subirla, giorni fa ha scritto a Giuseppe Conte una lettera che trasuda risentimento: “Apprendo che vorresti indire un’assemblea. Non ne abbiamo mai parlato, ma come sai, in quanto Garante, sono il custode dei valori del Movimento e dovremmo quantomeno discuterne prima nel corso degli incontri che ti avevo chiesto di fare, anche perché ogni decisione non potrà non essere presa nel rispetto dei valori del M5S”.
Tradotto, devi stabilire con me se e di cosa discutere. Anche perché, accusa, “ritengo che la nostra crisi di consenso derivi anche e soprattutto da una crisi d’identità”. Ma Conte, il leader che con Grillo parla perché da Statuto è tenuto a farlo, vuole detronizzarlo una volta per tutte. Così gli risponde che lo aveva avvertito della Costituente (“te lo avevo anticipato quando ci eravamo visti a Roma”) e che comunque certo, si vedranno: “Il tuo apporto è più che benvenuto e ti confermo la piena apertura a discutere con te, come e quando vorrai”. Però non potrà essere lui, il fondatore, a decidere : “Con grande schiettezza devo informarti che non posso accogliere la tua proposta di discutere ‘preventivamente’ i temi da sottoporre all’assemblea costituente. È una richiesta diametralmente opposta al progetto che stiamo avviando. Immaginare che io e te, da soli o – come pure scrivi – insieme a ‘un gruppo ristretto dei nostri’, si proceda a individuare e discutere temi da sottoporre alla Costituente, significherebbe arrogarsi la scelta di indicare i temi su cui a è legittimata a pronunciarsi, assumendo che essa sia priva di legittimazione”. Ma questo, sostiene Conte con linguaggio e postura da avvocato pronto all’eventuale battaglia legale, “non è in linea con il principio anche statutario secondo cui l’intera comunità degli iscritti è il supremo organo di decisione”. Ergo, Grillo non potrà imporre paletti o veti: e vale per la regola totemica dei due mandati, come per le parlamentari – la selezione via web dei candidati – e chissà cos’altro. E siamo al frontale, tra il Garante e l’ex premier. Tutto tramite lettere, diffuse sul portale dei 5Stelle su richiesta del fondatore (pare). Nel testo, Conte gli rinfaccia ancora l’appoggio al governo Draghi, a suo dire una delle ragioni della sconfitta elettorale: “La genuinità e coerenza del nostro impegno politico è stato offuscato dall’appoggio a Draghi. In quella fase, ogni nostro tentativo di difendere le nostre più qualificanti riforme è stato inquinato dalla costante accusa di voler fare cadere il governo. L’indicazione di Cingolani al ministero della transizione ecologica (fortemente voluto da Grillo, ndr) non si è rivelata felice, e la mitologica agenda Draghi ci ha fatto molto male”. Un anatema, contro il fondatore. Invocato nelle settimane scorse da molti parlamentari nei colloqui privati: “Giuseppe, il rapporto con Grillo va chiarito, risolto”. Ci siamo vicini.
Giorni fa, in due riunioni del Consiglio nazionale, aveva fissato con i suoi dirigenti i contorni dell’appuntamento. Con un punto principale: a proporre su cosa discutere – e su cosa votare – sarà la base, che invierà le sue indicazioni a Roma. A smistarle, dando ordine a idee e istanze, sarà una società privata che il Movimento aveva ingaggiato già per gli Stati generali del 2020 – Avventura urbana – tramite appositi mediatori. Ciò che conta, rimarca nella lettera Conte, “è evitare qualsiasi forma di interposizione che possa alterare la partecipazione con elementi di etero-decisione”. Ossia, non saranno i vertici a dare le carte. Scelta (anche) anti- Grillo, tuttora sotto contratto del M5S come consulente. Nella lettera chiede il ritorno “alla chiarezza di un tempo”. Ora dovrà decidere tra la trattativa e la guerra aperta. In ballo c’è il futuro del M5s, che ieri un sondaggio sul Corriere della Sera dava in lieve ripresa, al 13 per cento. Effetto, secondo alcuni, anche del voto contrario in Europa a Von der Leyen.