AI GIARDINI LUZZATI DI GENOVA SI ESULTA PER LA CADUTA DI TOTI MA LA DESTRA RESTA UNO SPAURACCHIO

Il popolo progressista resta cauto «Ora bisogna trovare il nome giusto»


le reazioni
Licia Casali / Genova
«La verità? È stata una bellissima notizia. Non me l’aspettavo ma ogni tanto è bello stupirsi». Chiara Rolleri ha appena finito di pranzare ai tavoli del giardini Luzzati, nel centro storico di Genova. Intorno a lei, tra un panino e un drink rinfrescante, l’argomento del giorno sono le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
Ne parlano anche Paolo Dell’Orti, Matteo Panina e Hamza El Gamouz – tre dipendenti della cooperativa Il Ce.Sto. impegnati nell’accoglienza dei migranti – mentre si sfidano in un’accesa partita a ping pong in pausa pranzo. «Ha provato a resistere, del resto la poltrona non si molla mai facilmente, ma evidentemente ha capito che non poteva andare avanti a lungo – ironizzano – Le dimissioni ormai ce le aspettavamo, il suo arresto invece no: ricordiamo ancora lo stupore di quel giorno, era lo stesso in cui hanno liberato gli otto anarchici arrestati dentro all’ex latteria occupata di stradone Sant’Agostino. Non avremmo mai pensato che un presidente di Regione potesse spingersi sino a quel punto. Ma forse il sistema è talmente marcio che quella è la normalità».
«Ma che stupore e stupore – risponde Rosario Torre, arrivato da Ventimiglia per incontrare la figlia – Tutto il sistema è marcio. Il problema è che sono tutti uguali, chi arriverà dopo di lui non sarà meglio».
Già, il futuro e le ormai prossime elezioni. La speranza, in questi giardini amati dalla gauche del centro storico, è quella di un ritorno del centrosinistra alla guida della Regione. «Non ho grandi doti ma, fidatevi, piuttosto eleggete me e lasciate stare Toti» ride da dietro la cassa del bar Michele Ferrero, celebre per le rime con cui dal suo account Instagram commenta i fatti di attualità.
Il dibattito è acceso. «Voterò qualunque candidato pur di non avere la destra al governo – sospira Valentina Torre – ma purtroppo temo che non cambierà nulla e che torneranno a vincere, nonostante tutto». «Non è detto – riflette Ettore Paba – tutto dipende dalla campagna elettorale. E dal candidato: speriamo se ne trovi uno che conosce il territorio e ne risolva finalmente i problemi».
Nei vari capannelli qualcuno azzarda un toto nomi, ma senza convinzione. Più che un politico di professione, è l’idea più diffusa, serve un candidato civico, lontano dal modo tradizionale di fare politica. «Forse così ce la si potrebbe fare – sorride Matteo Panina – In Liguria il centro sinistra ha perso appeal ma dal centrodestra nessuno ha preso le distanze da Toti. Qualcosa vorrà dire».
La speranza c’è, ma la prudenza è decisamente più forte. Dopo anni di vittorie del centrodestra tra gli elettori progressisti il timore, sussurrato ma nemmeno troppo, è che nemmeno l’inchiesta che ha decapitato il palazzo di piazza De Ferrari possa bastare a cambiare il vento. «Chi ha un’idea politica certo non vota dall’altra parte perché un esponente ha sbagliato – riflette Lucia Palazzolo – Del resto non è la prima volta, e vale per tutte e due le parti, che un’indagine colpisce un’amministrazione. Io in un cambio di direzione ci spero ma onestamente non penso accadrà». «Anche perché si vota un’idea più che una persona» concorda Marietta Swistowska, seduta accanto a lei. «Forse è il caso di iniziare ad attrezzarci seriamente – concorda Chiara Rolleri – prima di diventare davvero una succursale di Milano, come decantato dal sindaco, anche nell’orientamento politico».