Legge anti liste d’attesa sì tra le polemiche Schlein: spot pro privati


la giornata
Alessandro di Matteo /Roma
I l decreto per snellire le liste d’attesa nella sanità diventa legge, Giorgia Meloni festeggia ma l’opposizione, a cominciare da Elly Schlein, replica parlando di «fuffa». La Camera vota in via definitiva la conversione del provvedimento presentato dal governo a ridosso delle elezioni europee e criticato poi dalle stesse regioni di centrodestra.
Le modifiche concordate dentro la maggioranza mettono a tacere le perplessità, Montecitorio dice sì con 171 voti a favore e 122 no e la premier diffonde una nota per rivendicare il risultato: «Siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare, ma siamo convinti che la direzione intrapresa per costruire una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini sia quella giusta».
Meloni ricorda che le norme sulle liste di attesa arrivano «dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre» (in termini assoluti, ma non in rapporto al Pil, che è il parametro usato per misurare la spesa sanitaria). 
Poi riassume le misure che dovrebbero accorciare le liste d’attesa: «Cup unico regionale per mettere a disposizione sia le prestazioni erogate dal pubblico sia le prestazioni erogate dal privato accreditato. 
Assicuriamo che ai cittadini sia sempre erogata la prestazione, anche con il ricorso alle prestazioni in intramoenia e delle strutture private accreditate. Aboliamo dal 2025 il tetto di spesa per le assunzioni dei medici e del personale sanitario e detassiamo le loro retribuzioni per le prestazioni aggiuntive».
Un racconto che Schlein contesta in aula, poco prima del voto: «Non avete fatto nulla per un anno e mezzo e avete tirato fuori un Dl vuoto, fuffa, a quattro giorni dalle elezioni. Ma chi pensate di prendere in giro? Non gli italiani. Non si possono accorciare le liste d’attesa senza mettere un euro e assumere personale». 
La verità, secondo la leader Pd, è che il governo si sta «accanendo contro la sanità pubblica, senza avere il coraggio di ammetterlo». La legge appena votata è solo «propaganda ideologica su pelle dei pazienti» ma in realtà «voi volete una sanità a misura di portafoglio». Schlein cita Tina Anselmi, come modello da contrapporre a quello Meloni, e conclude: «Avete deciso di dare il colpo di grazia alla sanità pubblica con la vostra autonomia differenziata. Ma stiamo raccogliendo le firme per fermarvi».
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ribatte alle critiche di favorire la sanità privata: «Non ci sono regali ai privati, al contrario il privato accreditato dovrà fare pienamente la propria parte mettendo a disposizione tutta l’offerta di prestazioni nel Cup unico regionale». Ma anche il leader di Azione Carlo Calenda attacca il governo: «Il decreto sulle liste d’attesa è privo di risorse. Prendere in giro gli italiani sulla salute è inaccettabile».
Perplessità arrivano anche da medici e infermieri. «L’obiettivo che aveva questo decreto non verrà raggiunto, la montagna ha partorito un topolino», dice ad Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed. 
Ma anche la Feder azione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche lamenta la mancata approvazione di un emendamento che, secondo loro, metterebbe a rischio le prestazioni aggiuntive. —