Elly ha bisogno di sostegno al centro

Wanda marra
L’animo pop di Elly Schlein viene alla luce ogni giorno di più, dopo le Europee. Dai balli e i canti sul carro del Pride alla chitarra sul palco di Genova, passando alle corse sul campo di calcio, per la Partita del cuore, politici contro cantanti. Sull’animo pop di Matteo Renzi nessuno può avere dubbi. E così, martedì, i due sono stati immortalati in una foto (debitamente resa pubblica dall’ex premier), mentre si abbracciavano in campo. Nulla di casuale.
I due, da mesi, si sentono spesso. Schlein deve costruire una coalizione, Renzi deve rimanere politicamente in vita e farsi rieleggere in Parlamento, e ha capito che l’unico modo per farlo è stare saldamente nel centrosinistra. “Il centrosinistra è l’unica possibilità anti-Meloni, non ci sono spazi per il Terzo Polo”, ha detto lui ieri in una intervista al Corriere. Mentre lei da mesi va chiarendo che non mette veti a nessuno nella costruzione del campo largo.
Lo schema per raggiungere l’obiettivo sarebbe già definito. E prevede che in autunno il fu Rottamatore, durante il congresso di Italia viva (per ora non previsto, c’è solo un’Assemblea il 24 settembre), consegni il partito a Maria Elena Boschi, che – peraltro – è quella che se ne occupa davvero, mentre lui va in giro per il mondo a fare il lobbista e il conferenziere. Non è un caso che la stessa ex ministra delle Riforme sia andata a depositare i quesiti contro l’Autonomia differenziata in Cassazione, facendosi fotografare (anche lei) con la segretaria. La scommessa è che Boschi sia meno respingente per chi – a partire da Giuseppe Conte – ieri ha liquidato le pro-offerte renziane con un “la politica è una cosa seria”, ricordando che Renzi si è vantato per ogni dove di aver mandato a casa il suo governo durante la pandemia. Va detto anche che però anche lui non ha disdegnato martedì di giocare in attacco con Renzi e Schlein. Il leader di Iv, dal canto suo, rifiuta le abiure, ma invita a guardare al futuro, proponendo un contratto alla tedesca. Non senza fornire un assist – tanto per restare nella metafora calcistica – alla segretaria del Pd: “Il leader o la leader del partito di maggioranza è il candidato a Palazzo Chigi”.
Dentro Italia Viva c’è la rivolta, con Luigi Marattin che rivendica una linea diversa. Con lo schema Boschi gli toccherebbe uscire dal partito e magari fondare un nuovo soggetto politico insieme a Enrico Costa, che si è appena dimesso dagli organismi dirigenti di Azione. A restare fuori definitivamente dai giochi sarebbe Carlo Calenda. E la reazione della minoranza del Pd, con Alessandro Alfieri che si dice “fiducioso” sulla “svolta” di Renzi, fa capire quanto sia concreta. Perché in realtà da settimane nel Pd si pongono il problema di come costruire una terza gamba centrista. Che comunque non sarà facile lo spiegano pure le parole di Arturo Scotto, che arriva dalla sinistra di Articolo 1: “Bisogna fare i conti con i fallimenti delle politiche neoliberiste di cui Renzi è stato tra i protagonisti in questi anni”. Il riferimento al Jobs Act: la Cgil ieri ha depositato le firme per il referendum in Cassazione.
