Marco grasso

Da un lato c’era un mini-contratto, 5mila euro pagati dal Comitato Giovanni Toti all’emittente Primocanale, che nei fatti sono stati moltiplicati per 10: invece degli originari annunci elettorali, quelli effettivamente pagati dal movimento totiano, ne sono stati trasmessi oltre 6 mila. Dall’altro c’era un grande contratto da 50 mila euro – strettamente collegato al primo, stipulato stavolta tra Esselunga e la stessa Primocanale – che per i magistrati era vuoto: quei soldi non servivano a fare davvero pubblicità televisiva al marchio della grande distribuzione, ma erano “un finanziamento occulto a favore della Lista Toti per Bucci”, durante le elezioni amministrative del 2022. Un “escamotage”, così lo definisce il gip Paola Faggioni, ripetuto alle politiche del 2024, con altri 23.970 euro di spot occulti “a favore della Lista Noi Moderati-Italia al Centro con Toti”.
Sono queste le contestazioni che ieri sono costate a Giovanni Toti un nuovo arresto, arrivato con una seconda misura cautelare: l’accusa è di finanziamento illecito e si abbatte sul governatore, già ai domiciliari per corruzione, a pochi giorni dalla sentenza durissima con cui il tribunale del Riesame ha rigettato la sua richiesta di tornare in libertà. Il filone è già noto, ed è un’evoluzione della presunta corruzione da parte del gruppo Esselunga, che in cambio del sostegno al movimento totiano avrebbe avuto una via preferenziale nell’approvazione di pratiche per nuovi supermercati in Liguria, in particolare quello di Sestri Ponente, bloccato dai tecnici perché l’area scelta era in zona rossa idraulica e a rischio alluvione.
È totalmente inedito, invece, il contesto in cui la Procura di Genova cristallizza le nuove ipotesi di reato: non si parla più di finanziamenti “tracciati” (uno dei punti su cui si è difeso finora Toti), ma di elargizioni a tutti gli effetti clandestine. Come sottolinea il giudice Faggioni, si tratta di denaro che non stato registrato come “erogazione liberale” né dal donatore, Esselunga, né dal beneficiario, il Comitato Giovanni Toti: “Un escamotage per rendere tale donazione assolutamente occulta e non tracciabile”. L’intermediario dello scambio, l’editore di Primocanale ed ex senatore montiano Maurizio Rossi – indagato insieme al braccio destro di Toti Matteo Cozzani e all’ex membro del Cda di Esselunga Francesco Moncada – avrebbe ottenuto come vantaggio da Esselunga un nuovo contratto da 50 mila euro, che si aggiungeva ai 170 mila annuali già in essere.
Per il tribunale i nuovi approfondimenti della Guardia di Finanza delineano la “consolidata sistematicità del meccanismo corruttivo, reiterato con allarmante abitualità in un notevole arco temporale e nell’ambito dei rapporti con due diversi imprenditori (Aldo Spinelli e Francesco Moncada). In occasione e in concomitanza di ciascuna delle quattro competizioni elettorali che si sono susseguite in circa 18 mesi – amministrative di Savona (ottobre 2021), Genova (giugno 2022), politiche nazionali (25 settembre 2022), Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023) – l’indagato, pressato dalla necessità di reperire fondi (…) ha ‘svenduto’ e messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati (…) abdicando ai propri importanti doveri istituzionali, in cambio di finanziamenti, promessi e concretamente erogati. In alcuni casi, era lo stesso Toti a chiedere esplicitamente il finanziamento o promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordandogli ‘di aver fatto la sua parte’ e quindi di aspettarsi conseguentemente una ‘mano’ in vista delle elezioni. In altri erano gli imprenditori a prendere l’iniziativa, come nel caso di Moncada”. Toti, attraverso il suo legale Stefano Savi, respinge gli addebiti: “Non aggiungono niente di nuovo”. Ma la misura fa saltare l’incontro previsto oggi con Matteo Salvini.