
Lorenzo giarelli
Dalla petizione online alla piazza e, adesso, al ricorso al Tar. La mobilitazione contro l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, voluta da Enac e dal ministro Matteo Salvini, finirà in tribunale: ieri, proprio mentre 300 persone si ritrovavano sotto la sede di Regione Lombardia a Milano per protestare, nove Comuni della zona annunciavano il ricorso: “Siamo tutti territori si cui insiste l’aeroporto – accusa Stefano Aliprandini, vice-sindaco di Somma Lombardo (Varese), uno dei Comuni coinvolti – e siamo stati scavalcati, la decisione dell’intitolazione è stata presa senza coinvolgerci”.
Al di là dell’aspetto tecnico, c’è poi la politica. A chiamare la piazza sono stati per primi i Giovani democratici della Lombardia, gli stessi che dieci giorni fa avevano lanciato una petizione contro l’ultimo omaggio a Berlusconi. In pochi giorni l’appello ha raggiunto 150 mila firme. Da lì la scelta di “uscire dai social e andare in piazza”, per dirla col capogruppo dem in Regione Pierfrancesco Majorino, che ha sostenuto la protesta: “L’intitolazione a Berlusconi è un’umiliazione, appoggeremo i ricorsi dei Comuni”, ha detto il politico Pd. Presenti anche, tra gli altri, Movimento 5 Stelle, Avs, Cgil e diverse associazioni per la legalità, come Wikimafia: “Non è degno di un Paese civile intitolare un aeroporto a chi ha finanziato per 18 anni la mafia”, attacca Pierpaolo Farina, uno dei volti di Wikimafia.
Duro anche il M5S, che porta in piazza i tre consiglieri regionali Nicola Di Marco, Paola Pizzighini e Paola Pollini: “Non possiamo accettare che Malpensa venga intitolato a un pregiudicato, che per oltre vent’anni ha diviso il Paese ridefinendo al ribasso i concetti di legalità, pubblica morale e senso delle istituzioni”, si sfogano. Dai Giovani dem, la vice-segretaria regionale Anna Zamboni ricorda pure che “in Italia ci sono 30 aeroporti intitolati a diverse personalità, ma nessuna di queste è una donna”. Per Tiziana Elli, una delle giovani da cui è partita la raccolta firme, “Berlusconi non rappresenta la nostra generazione”. Una militante espone un cartello: “Siete ancora, e come sempre, dei poveri leghisti”. La citazione è facilmente riconoscibile e richiama una celebre intemerata anti-comunista di Berlusconi. “Non ci fermeremo qui”, assicurano i manifestanti. Con qualche speranza che la piazza sia di buon auspicio per la decisione del Tar.
