LA DESTRA CERCA UN CANDIDATO PER LA LIGURIA. FORZA ITALIA: “SERVE UN CIVICO”. SCOPPIA IL CASO DEL RIGASSIFICATORE

MARCO MENDUNI
FRANCESCO OLIVO
GENOVA-ROMA
Prendere tempo, per non perdere la Regione. Rispetto ai primi giorni dopo l’arresto la situazione si è ribaltata: Giovanni Toti si vuole dimettere mentre Fratelli d’Italia gli chiede di resistere o almeno di rinviare la sua decisione a dopo l’estate.
Nel partito della premier l’addio di Toti viene dato ormai per molto probabile, la lettera all’avvocato resa nota venerdì scorso, («Qual è l’accusa? Ora la poltrona di governatore è un peso più che un onore», «per me una liberazione è ridare la parola agli elettori») è solo l’ultima prova del suo stato d’animo. Ma lasciare l’incarico adesso comporterebbe trascinare la Liguria a elezioni anticipate in autunno, uno scenario che per FdI vorrebbe evitare per due motivi. Il primo è la mancanza di un candidato pronto a scendere in campo per la campagna elettorale, che a quel punto diventerebbe imminente.
Ma a preoccupare è anche il calendario: in autunno si andrà a votare anche in Emilia-Romagna e in Umbria, due Regioni che il centrodestra, a leggere i sondaggi, potrebbe perdere. Il pessimismo regna anche in Liguria e quindi un eventuale 0-3 sarebbe un cappotto doloro anche per il governo. Spostando le dimissioni oltre l’estate, la finestra per le elezioni liguri sarebbe quella della primavera del 2025, insieme a Puglia, Toscana, Campania e Veneto. Meglio rimandare quindi. Ma tocca convincere Toti.
Decisivo in questo senso potrebbe essere il colloquio che il governatore ligure ha chiesto a Matteo Salvini. Il leader della Lega domani sarà a Genova, ma il suo staff smentisce un incontro con Toti, che comunque potrebbe avvenire presto. A Salvini, il leader che più di tutti lo ha difeso, il presidente della Regione chiederà se le sue dimissioni comporterebbero delle conseguenze negative al centrodestra. Ma c’è un’altra cosa che Toti vuole capire: il candidato del centrodestra. Escluso un terzo mandato per l’attuale governatore, Salvini una risposta pensa di averla individuata: Edoardo Rixi. L’uomo forte del Carroccio a Genova, e oggi suo vice al ministero delle Infrastrutture, sarebbe stata sin da subito la scelta naturale. Ma era stato lo stesso lo stesso Rixi, con interviste e dichiarazioni molto nette, a togliere il nome dalla rosa.
Il segretario, però, ha cominciato a far circolare il nome. Nell’intervista pubblicata sul Secolo XIX di ieri, dopo aver assicurato che il Carroccio «vuol onorare il mandato di 5 anni» con l’attuale giunta, Salvini aggiungeva che «Rixi è bravissimo da tutti i punti di vista, è una garanzia per Genova e la Liguria». Una soluzione, questa, che in fondo non dispiacerebbe nemmeno a Fratelli d’Italia. I meloniani preferirebbero candidare un esponente della società civile, che però per ora non è stato individuato, inoltre Rixi, secondo i colonnelli di FdI, avrebbe più chance di altri e anche un’eventuale sconfitta ricadrebbe più su Salvini che sulla premier.
Forza Italia insiste, invece, sul nome civico. «La priorità – dice intervistato dall’AdnKronos il coordinatore regionale Carlo Bagnasco – è l’unità della coalizione di centrodestra che però va allargata. Coinvolgendo innanzitutto la società civile e le altre forze politiche che vogliono condividere i nostri valori, perché vogliamo vincere. Per questo la mia proposta per la Liguria è quella di trovare un civico che vada bene a tutti. Il nome deve essere condiviso dai nostri alleati, con i quali dobbiamo confrontarci». Niente litigi, niente polemiche interne, altrimenti «facciamo il gioco della sinistra», avverte il coordinatore regionale forzista, che sottolinea: «Noi siamo leali con gli alleati, non vogliamo alimentare tensioni. Anche se Forza Italia potrebbe rivendicare qualcosa, noi mettiamo il bene della Regione al primo posto. Propongo un civico che sia scelto insieme ai nostri alleati».
Toti non vuole rompere del tutto i ponti con il centrodestra, ma teme di essere abbandonato in questa fase così complessa. Tanto che in via della Scrofa iniziano a essere letti i messaggi che arrivano da Genova.
Il più insidioso è il dietrofront della Regione sul rigassificatore di Vado, una decisione che complica di molto la strategia energetica del governo Meloni. L’impianto di Savona, infatti, dovrà sostituire dal 2026 quello di Piombino. Toti, tra molte proteste, aveva dato il via libera. L’annuncio della retromarcia fatto dal presidente ad interim Alessandro Piana, viene visto da Roma come una mossa dello stesso Toti. —