
«Bucci chiedeva iter anomali e faceva pressioni in porto» I pm ora valutano le accuse
il caso
Tommaso Fregatti
Matteo Indice / genova
Anche il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione post-Morandi, Marco Bucci, faceva pressioni su una dirigente dell’Autorità portuale, chiedendo «iter anomali», «costringendo» a prendere atto delle decisioni politiche sue e dell’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini. E davanti alle obiezioni dei tecnici che definivano certe procedure «fuori tempo e prive di progetto e copertura finanziaria», sempre con Signorini cercava di aggirare l’impasse «intervenendo sulla decorrenza dei termini». Soprattutto: la pratica su cui venivano compiute azioni borderline era un riempimento portuale richiesto dal terminalista Aldo Spinelli allo stesso Bucci, a Signorini e al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
Lo ha spiegato ai magistrati Cristina Lucia Tringali, dirigente dell’Autorità portuale di Genova. Tringali è responsabile di Bilancio e Anticorruzione ed è una dei testimoni più importanti sentiti dopo il 7 maggio, quando sono stati arrestati Toti, Signorini, Spinelli e l’ex capo di Gabinetto regionale Matteo Cozzani. La principale accusa mossa dalla Procura al governatore e all’ex capo del porto è quella d’essere stati corrotti da Spinelli, per favorirlo in specifiche pratiche sulle banchine. Bucci invece non è indagato e la sua convocazione in qualità di persona informata dei fatti (ricorre in moltissime intercettazioni) era data fino a qualche settimana fa per imminente. Ma dopo l’audizione d Tringali (5 giugno), che ha allungato svariate ombre sul comportamento del primo cittadino, è stata congelata. E ora i pm stano valutando se convocarlo, in quale veste e per chiedergli cosa.
La procedura su cui Bucci è stato autore dei comportamenti descritti dalla dirigente riguarda il riempimento d’uno specchio acqueo denominato Calata Concenter. È posizionato fra due moli di Spinelli, che a quel punto avrebbe a disposizione una vasta superficie per movimentare i suoi container. L’imprenditore tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 fece molto pressing su Toti, Bucci e Signorini affinché l’Autorità portuale deliberasse quell’intervento (Bucci al telefono diceva “Mi sembra come quando da bambino davo da mangiare ai maiali”). A un certo punto sempre lui premeva in modo che l’Authority usasse per l’operazione 20 milioni di avanzo di bilancio. Per accelerare i tempi di nuovo Bucci chiedeva che il tesoretto fosse inserito nel “salvadanaio” della ricostruzione post-strage, con un aggiornamento al cosiddetto Programma straordinario creato per usare con celerità i soldi del Decreto Genova.
Ecco quindi cosa dichiara Tringali ai pm meno d’un mese fa: «Ero infastidita e preoccupata dall’ulteriore richiesta di aggiornamento del Programma straordinario con l’inserimento di Calata Concenter, poiché… i termini erano scaduti e il bilancio consuntivo dell’Autorità portuale non era stato ancora approvato, pertanto le risorse finanziarie non erano disponibili».
«per me non era regolare»
I finanzieri le mostrano una sua frase intercettata nella primavera 2022, mentre parlava con il segretario generale del porto Paolo Piacenza: «Ma poi – diceva Tringali a quel tempo – tu approvi una variazione che son scaduti tutti i termini possibili e immaginabili, ci butti delle risorse e poi ci costringi in qualche modo a doverne prenderne atto?».
Ora puntualizza: «Quando affermo specificamente “poi ci costringi a prenderne atto” mi riferisco sicuramente a Signorini per la gestione delle risorse finanziarie e al commissario Bucci, che pensavo fosse interessato al tombamento per usare i residui di scavo nel Waterfront (intervento urbanistico nel levante genovese, ndr)». In realtà altre intercettazioni dimostrano che Bucci parlava spesso con Toti del desiderio di Spinelli d’incamerare il finanziamento per quell’operazione. E negli stessi colloqui il sindaco spiegava al governatore che avrebbe rassicurato lui in persona il terminalista sul buon esito.
Altra intercettazione cruciale, in cui Tringali descriveva come sostanzialmente fuorilegge l’inserimento della partita Concenter nell’ambito del Programma straordinario, è del 29 aprile 2022, nuovamente con Piacenza. «Lei – insistono i pm – descriveva le rimostranze di Bucci per non aver ancora ricevuto il decreto (il sindaco avrebbe dovuto firmare in qualità di Commissario alla ricostruzione poiché si usavano fondi specifici, ndr). A cosa si riferisce?». Tringali: «La telefonata va collocata nella fase dell’iter anomalo, in cui Bucci aspettava direttamente la bozza di aggiornamento del Programma straordinario da siglare e successivamente da inoltrare a noi per quanto di competenza. Quanto richiesto era una procedura del tutto anomala rispetto all’iter ordinario che io avevo già utilizzato per i due precedenti aggiornamenti e mi lamentavo di ciò… la procedura ordinaria era diversa: occorreva una proposta dell’Autorità portuale per aggiornare il Programma straordinario, deliberata dal Comitato di gestione del porto, e un successivo decreto di adozione del medesimo aggiornamento da parte del Commissario (cioè Bucci, ndr)». In altre telefonate, Tringali diceva a Piacenza: «Non si può nemmeno parlare di copertura finanziaria perché non c’è neanche il progetto». E oggi sul punto precisa: «Se la procedura consueta di aggiornamento non veniva seguita, come si stava verificando, saremmo ricaduti in una programmazione ordinaria: questa richiede un progetto di fattibilità, che non mi risultava esserci».
Il nodo è insomma chiaro: per agganciare Concenter all’urgenza delle opere finanziate con i soldi del “salvadanaio” Morandi, i termini sono scaduti. E per seguire un iter più ordinario manca il progetto. Come se ne esce? Qui viene uno degli aspetti più delicati dell’indagine, che merita a pare degli investigatori ulteriori approfondimenti. Chiede infatti il pm: «Lei era al corrente che il termine ultimo di 36 mesi per ulteriori inserimenti di lavori nel Programma straordinario era scaduto? Com’è stata superata la problematica?». Tringali: «Era una mia preoccupazione, che avevo r appresentato a Signorini. Ritengo che la criticità sia stata poi superata da lui con il Commissario (Bucci, ndr), individuando un “dies a quo” diverso». Dies a quo è una formula latina usata nella pubblica amministrazione per indicare la «decorrenza di un termine». E si cerca di capire se la scadenza dei 36 mesi sia stata spostata in avanti a tavolino, così da farvi entrare l’operazione predisposta da Signorini e da Bucci, che Tringali riteneva ormai non fattibile perché fuori tempo. —
