La riunione di Pd, 5Stelle e Avs con sindacati e associazioni: il testo in Cassazione il 5 luglio. Il nodo dei centristi

Luca de Carolis

Di corsa, contro l’autonomia differenziata. Perché ora le opposizioni hanno davvero la voglia, la necessità o magari anche solo la tentazione di unirsi, e perché nella maggioranza qualche crepa, elettorale e non, si intravede davvero. Ma per arrivare a un referendum bisogna raccogliere 500mila firme entro il 30 settembre, con l’estate di mezzo. Per questo i partiti dell’ancora presunto campo progressista si sono riuniti ieri con associazioni varie, per accelerare per la consultazione contro la legge Calderoli, quella che Matteo Salvini sbandiera e Giorgia Meloni deve far finta di apprezzare. Vogliono depositare un singolo quesito alla Cassazione entro il 5 luglio, coprendosi le spalle con la richiesta di un referendum abrogativo anche da parte delle cinque regioni governate dal centrosinistra. Punteranno su “un quesito estremamente semplice, chiaro” assicurano tutti. Un’altra via per arrivare entro la fine di settembre alle 500mila firme necessarie, da consegnare sempre alla Suprema Corte. Devono farcela, per ottenere il referendum nel 2025, e agganciarlo a quello della Cgil contro una legge renzianissima, il Jobs Act. E di certo aiuterebbe anche una piattaforma pubblica online, prevista da una legge del governo Draghi. Pd, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra ne invocheranno l’attivazione con una interrogazione parlamentare al governo, visto che attualmente le firme si possono raccogliere solo con portali privati, a pagamento. La partita dell’autonomia si giocherà innanzitutto così, come hanno ribadito ieri nella riunione online le varie parti in causa. Dai tre partiti del centrosinistra alla Cgil e alla Uil, fino ad associazioni che di firme ne possono trovare parecchie, le Acli, l’Arci, l’Anpi e Libera.
È un fronte che prova a darsi una fisionomia e una sostanza, a passare dagli auspici ai fatti, anche se i suoi confini sono ancora un enigma e di fatto un problema, neanche secondario. Perché se +Europa è già della partita, Matteo Renzi giura di voler contribuire alla raccolta di firme, e anche Carlo Calenda guarda interessato. Il Pd vorrebbe tenerli dentro, i centristi. “Dobbiamo allargare e coinvolgere il più possibile, tutti” conferma il senatore Alessandro Alfieri, che nella segreteria dem ha la delega alle Riforme. A cui fa eco il deputato Marco Sarracino, responsabile per il Mezzogiorno, vicino a Elly Schlein: “Nelle Europee al Sud le opposizioni hanno superato di gran lunga la maggioranza come voti, e nel conto considero anche Italia Viva e Azione”.
Ma sui centristi di vario conio pesano ancora gli evidenti dubbi dei Cinque Stelle di Giuseppe Conte, che pure ormai sta decisamente virando verso l’alleanza stabile con il Pd e Avs. E comunque a contare ora è la partita che consentirà – o obbligherà – il centrosinistra a muoversi in modo coordinato, nelle piazze come nelle feste di partito. A coordinare tutto un comitato referendario, composto da esponenti dei partiti e delle associazioni, “il più trasversale possibile” è la promessa. “Questo referendum può essere la riscossa, e dimostrare che questa maggioranza spregiudicata ha i numeri in Parlamento ma non li ha più nel Paese” teorizza la 5Stelle Alessandra Maiorino. La prova dei fatti, cioè delle urne, può arrivare l’anno prossimo, se le firme necessarie arriveranno (per non correre rischi nel vaglio della Cassazione bisogna metterne assieme almeno 700mila, calcolano i promotori). Soprattutto, se la Corte costituzionale giudicherà ammissibile il quesito.
Nei partiti si respira fiducia, nonostante la mossa di Calderoli di collegare il testo alla legge di bilancio, magari nella speranza che la Consulta la includa tra i provvedimenti per cui è precluso il referendum abrogativo. “Circostanza superabile” dicono più fonti. Da qui, la decisione di non ricorrere a più quesiti (anche se non è escluso, dicono, che le Regioni ne presentino due). Ma ci sono nodi ancora da chiarire. Per esempio, come farà – o farebbe – Renzi a spingere per la raccolta di firme, quando l’obiettivo è tenere il referendum contro l’autonomia assieme a quello contro una sua legge simbolo? “Ci vuole intelligenza nel gestire questo aspetto, quindi ci vuole la politica” sostiene Alfieri. Quella che Filiberto Zaratti (Avs) invoca come la rotta tanto cercata: “Quella del referendum contro l’autonomia è davvero un’occasione imperdibile per costruire un’alternativa di governo, non possiamo sprecarla”. Si vedrà, a breve.