
Baccaro. Istituto Planck. La crisi del Movimento post-Europee. “Rdc, salari e beni comuni: i 5S Sinistra economica”
Lorenzo giarelli
I5S non si devono preoccupare della concorrenza, ma di “mobilitare il loro elettorato potenziale”. Soprattutto secondo Lucio Baccaro – sociologo e direttore del prestigioso Istituto di Ricerca sociale Max Planck di Colonia – il Movimento 5 Stelle propone temi-bandiera che lo identificano in maniera chiara con la sinistra economica: “Se poi vogliono chiamarsi in maniera diversa, la sostanza non cambia”. Ma tornare al “né di destra né di sinistra” è impossibile: “Funzionava all’inizio, non dopo 15 anni di percorso”.
Professor Baccaro, dunque non si può tornare alla purezza?
Premessa: destra e sinistra sono concetti ambigui. Ci sono un asse economico e uno valoriale: si può essere di sinistra nell’uno e di destra nell’altro, o viceversa, oppure essere di sinistra o di destra in entrambi gli assi. Spesso in Italia identifichiamo come di sinistra forze progressiste in termini valoriali che propongono politiche economiche di destra.
Si può rifiutare questo schema?
In un Paese in stagnazione da 30 anni, con una insoddisfazione palpabile, gli elettori premiano spesso chi viene percepito come non contaminato dal sistema. Questo però funziona all’inizio per partiti “populisti”. Uso questo termine non come insulto, ma come categoria analitica per indicare chi riduce il conflitto politico al popolo sano contrapposto alle élites corrotte indipendentemente dal colore politico. Quest’idea per cui non ci sono ricette di destra o di sinistra cessa di funzionare quando si acquisiscono responsabilità di governo e si ha a che fare con compatibilità, vincoli internazionali e così via. Per questo, a mio parere, non è fattibile un ritorno alle origini del Movimento. Anche perché significherebbe dare il messaggio di non avere punti di riferimento chiari.
Al di là delle etichette, significherebbe perciò sconfessare i temi più cari al Movimento?
Sono i temi che definiscono l’identità. Sinistra è chi sinistra fa. Guardiamo alle questioni chiave: il reddito di cittadinanza è una misura redistributiva e di lotta alla povertà, il contrasto alla precarietà confligge con il mercato del lavoro deregolamentato, il salario minimo anche, per non dire della tutela dei beni comuni contro le privatizzazioni. Tutto questo è sinistra economica.
C’è però un tema: i 5S hanno perso molti voti tra il ceto medio-basso e al Sud.
Quella fascia sociale è poco attratta dalle Europee perché percepisce queste elezioni come lontane dai temi che più le interessano, che sono quelli che abbiamo citato prima. In più, a parte qualcuno che ha preso molti voti, i 5S non avevano neanche figure così riconoscibili da portare centinaia di migliaia di preferenze. Gli elettori persi dai 5 Stelle però sono in gran parte finiti nell’astensione e questo indica che c’è ancora un elettorato potenziale per il Movimento: più che della concorrenza, deve occuparsi di mobilitarlo.
In questo può essere utile la “costituente” lanciata da Conte?
Potrebbe essere un’occasione per fare chiarezza e stimolare la partecipazione, non solo digitale. A patto che, a differenza di quel che accade di solito nei congressi, ci si confronti davvero con quella galassia di associazioni e movimenti che sui territori sono molto attenti ai temi concreti, dalla tutela dell’acqua pubblica alle condizioni sociali. I 5 Stelle devono fare attenzione a coltivare questi rapporti.
Autorevoli esponenti del centrosinistra ritengono che però quell’elettorato non basti e ci debba essere un’altra “gamba” della coalizione, più centrista. Crede ci sia spazio per un’operazione del genere?
Anche qui bisogna intendersi su cosa si intende per “centro”. Non credo che in questa alleanza possa esserci spazio per chi poi, alla fine, propone politiche economiche di destra.
La famosa terza via.
Magari! No, sono quelli che insistono sulla vecchia retorica dell’attrarre gli investitori internazionali, liberare le energie creatrici del mercato, eccetera. Quest’idea, per me, non ha spazio. Se poi invece l’obiettivo è coinvolgere un elettorato cattolico di centrosinistra allora è interessante. Ma la complementarietà tra partiti e la strategia dell’alleanza non può non partire dalle politiche economiche.
Lei diceva dei cattolici. Neanche il tema della pace, su cui hanno puntato molto i 5S e su cui la Chiesa sta pronunciando parole forti, è sembrato interessare. Si è dato uno spiegazione?
È strano, anche perché in altri Paesi – come qui in Germania – i partiti più contrari all’invio di armi a Kiev sono stati premiati. Forse in Italia il pericolo della guerra non è ancora percepito con sufficiente preoccupazione. Dopodiché quasi mai basta un solo tema per stabilire il voto: si vota su un pacchetto di temi diversi.
