«M5S ha tenuto, ora c’è la Liguria Entro luglio il nome del candidato»


il colloquio
Alberto Parodi / genova
M etodo e velocità, le parole d’ordine in casa M5S. Si aprirà una verifica interna, “una riflessione”, sul metodo di scelta dei candidati che alle Europee non hanno portato a grandi risultati nelle urne: «Anche se è andata meno peggio di quanto pensassimo». E intanto visto l’esito del voto europeo, ritenuto una sostanziale “tenuta”, i vertici liguri pentastellati guardano subito al futuro: alle eventuali Regionali. «Entro luglio ci deve già essere il nome dei candidati alla presidenza. Bisogna fare presto al tavolo con gli alleati. Proporremo nomi provenienti dalle nostre fila, come farà anche il Pd e poi ci confronteremo. Da parte nostra non ci saranno veti assoluti. È importante non sbagliare il candidato».
Così Roberto Traversi, 54 anni, deputato chiavarese del M5S, già sottosegretario nel governo Conte II e responsabile ligure del movimento, indica la strada da affrontare subito per dimenticare il voto negativo alle Europee. Segue un doppio binario. Analisi interna e strategie future per le Regionali che spiega al telefono mentre ieri pomeriggio è in treno per Roma (dove oggi si discuterà una sua interrogazione sulle aree esondabili -«è tutto fermo»- in Liguria ).
«Le nostre regole interne sulle autocandidature possono rappresentare un limite alla lunga. Un metodo da rivedere» spiega il parlamentare pentastellato. Il via all’autocritica lanciato da Conte sulla selezione dei candidati ci sarà anche in Liguria.
«I nostri candidati liguri nomi deboli? Non direi. Sono stati selezionati tra i nostri iscritti, sono attivisti. Nomi meritevoli che però prendono solo voti al nostro interno, sono poco conosciuti all’esterno. Senza una certa spinta. Dopo 15 anni si deve fare una riflessione».
In Liguria, il M5S si attesta sul 10,19% complessivo, segnando il miglior risultato di tutto il nord Italia, che diventa quota 11,20% per quanto riguarda la provincia di Genova, il 12% nel capoluogo. «Per quanto riguarda la Liguria è un risultato che ci fa ben sperare e ci dà forza per le prossime regionali». E proprio su questo filone Traversi rilancia e apre «subito» all’alleanza progressista in un campo più largo possibile. Nomi non ne fa, ma traccia l’identikit verso trattative e criteri di candidature a governatore. «L’atto con cui Toti e i suoi legali chiedono la revoca o attenuazione dei domiciliari può essere anche propedeutico alle dimissioni e quindi al ritorno al voto imminente, bisogna fare presto e farsi trovare pronti» è la premessa. Quindi il dopo? «La scelta di un candidato super civico per la coalizione sconterebbe il problema di una certa lentezza di inserimento sul territorio per farsi conoscere. Vedremo».
Meglio un nome interno? «Ne discuteremo. Certo che un nome di un candidato più politico ha il vantaggio di essere più veloce per l’inserimento nella campagna elettorale sul territorio. Nomi interni da proporre, provenienti dalla nostra storia, ne abbiamo e lo faremo. Come legittimamente lo faranno il Pd e le altre forze alleate. Bisogna fare presto». I profili? «Prima ne parleremo, a breve, al nostro interno. Poi si faranno uscire». L’ex ministro dem Andrea Orlando è gradito al M5S? Ha preferenze su una ipotetica lista di candidati dem legittimata da un maggior peso elettorale? «Tutti i nomi, anche i nostri, avranno pari dignità al tavolo in cui ci confronteremo. Noi su Genova e Liguria abbiamo un ruolo importante. Basta non fare come alle comunali di Sanremo. Dove c’è chi è partito per la tangente, in anticipo, senza dire niente. Senza confronto. Ognuno farà i suoi nomi, poi in mezzo c’è un fiume». Il fiume da guadare è l’intesa da trovare. Un ponte da creare potrebbe essere il modello Todde? La disponibilità al dialogo verso il Pd da parte di Traversi, una laurea in architettura, è chiara. Non pone veti o pregiudiziali.
«Quando ero sottosegretario (deleghe a infrastrutture e trasporti) nel governo Conte II c’è stato con loro un grandissimo lavoro di condivisione. È stata una buona esperienza per quanto mi riguarda. Non ci sono stati colpi bassi. All’epoca in casa Pd i problemi c’erano con i renziani sia a Roma che sui territori».
La Todde Ligure chi potrebbe essere? «La presidente neoeletta della Sardegna era un nome M5S di un certo richiamo per via degli incarichi che aveva già ricoperto a livello nazionale: veniva da un percorso importante, accettato da tutti».
i Fuoriusciti
In vista delle trattative prelettorali il leader dei Cinquestelle liguri si è già messo al lavoro, ma per il momento non ci sono notizie di possibili ritorni e reintegri di nomi di peso tra ex dirigenti, militanti e figure di spicco, pronti a tornare per una sorta di “santa alleanza” anti-Toti contro le destre in Liguria. Non si registrano avvicinamenti, o sussulti, particolari, per il momento.
«Non mi risulta che vi siano persone che, dopo essersi allontanati da noi, abbiano espresso la volontà di un ritorno all’impegno in prima persona, in prima linea. Le nostre porte comunque sono sempre aperte. Sono rimasto in buoni rapporti anche con chi ha preso altre strade». Ora però c’è bisogno di tutti, per tornare a vincere anche in Liguria. —