
Mario De Fazio / Genova
«Dopo le Europee bisogna convocare un tavolo per discutere di programmi e alleanze per le regionali. Poi verranno i nomi». Il deputato e coordinatore regionale del M5S, Roberto Traversi, apre al dialogo con i dem «ma il confronto con il Pd dev’essere trasparente e alla pari».
Traversi, da oltre due settimane la Liguria è scossa dall’inchiesta per corruzione che coinvolge il presidente Toti. Il governatore dovrebbe dimettersi?
«Spero che Toti abbia voluto attendere l’interrogatorio per fare l’unica cosa che può fare, cioè dimettersi. Deve lasciare, perché non è giusto tenere una regione in ostaggio. È venuta meno l’opportunità politica. Siamo partiti da un modello e siamo arrivati a un sistema. Sul porto, attraverso il suo avvocato, Toti ha parlato di una mediazione. Ma un politico deve ottimizzare per il pubblico senza fare interessi privati».
Ieri c’è stata la cerimonia di posa del primo cassone della nuova Diga. Il M5S è contrario all’opera in sé o alle procedure specifiche che sono state seguite?
«Dal punto di vista tecnico ci sono problemi enormi e le procedure amministrative parrebbero non essere in ordine. Noi non siamo contro la Diga. Anzi, ricordo che il finanziamento è arrivato con il governo Conte bis, in cui ero sottosegretario. Il tema vero è come la stanno costruendo, dove e con costi che sono lievitati».
Non siete contro la Diga ma avete votato contro in Regione sul mutuo per garantire la fase B. Perché?
«Perché in questa fase mette a repentaglio soldi pubblici. Con quella votazione la regione espone se stessa a possibili danni erariali».
Le opposizioni ora sono chiamate a costruire un’alternativa politica al centrodestra. Da dove si parte?
«Ora siamo impegnati con le elezioni europee, ma subito dopo sarà importante iniziare a muoversi. Ma in maniera seria, non con i retroscena».
Si riferisce alle voci sui possibili candidati?
«Da quanto emerge finora sembra quasi che il Pd stia scegliendo in autonomia il candidato. Non mi pare il modo più saggio di procedere. Atteggiamenti del genere sono già costati l’alleanza a Sanremo».
Chiederà un confronto al Pd in vista di un’alleanza?
«Sì, ma un confronto alla pari e trasparente. Altrimenti si parte già in affanno. Facciamo passare le Europee, poi convochiamo subito un tavolo e iniziamo a parlare di programmi e, solo in seguito, di nomi».
Dalle sue parole emerge una disponibilità ad un’alleanza. I nodi sono più formali che sostanziali?
«La disponibilità da parte nostra c’è, ma l’alleanza non è scontata. A Sanremo o in Piemonte, ad esempio, l’intesa non c’è. Diciamo che serve un po’ di procedura empatica. Le forme vanno rispettate, e non si può partire dai nomi».
Bisognerà anche individuare il perimetro dell’alleanza. Come M5S sareste disponibili a ragionare anche con Italia Viva e Azione?
«Per noi sarà molto faticoso arrivare a Calenda e Renzi, visto che in alcuni luoghi sono andati con la destra e fanno politiche diverse dalle nostre. A oggi il campo largo per noi si ferma prima di queste due forze. Però proviamo a partire senza veti assoluti».
Lei non vuole discutere di nomi ma ipotesi sui candidati presidente circolano già, come quello dell’ex ministro Andrea Orlando.
«Mi pare che il ragionamento sui nomi per ora accontenti di più il mare interno del Pd. Su Orlando ho già chiarito che è una persona stimabile, ma non gli ho ancora parlato e non so se vuole candidarsi o no».
Ma il candidato dovrebbe essere un politico?
«Sì, anche perché i tempi sono stretti. In Regione troveremo le sabbie mobili. È per questo che bisogna parlare di una squadra e non di un uomo solo al comando».
È ipotizzabile un ticket di candidati per presidenza e vicepresidenza?
«Ci può stare. Ma ripeto, serve soprattutto una squadra forte. Tutto ciò che ha toccato il centrodestra è diventato un problema, guardi cosa è accaduto al Parco di Portofino. Dopo le Europee bisogna aprire un tavolo e mettere in campo condivisione di idee e progetti, senza i quali non si riuscirà a governare». —
