Rigassificatore a Vado, progetto da integrare Settanta le richieste dal ministero a Snam

il caso
Giovanni Vaccaro
Vado
Sono 70 le integrazioni al progetto chieste a Snam Fsru dalla Commissione tecnica Pnrr-Pniec del Ministero dell’Ambiente. Il gruppo di tecnici, che si occupano della valutazione ambientale relativa al progetto di trasferimento nella rada di Savona-Vado della nave rigassificatrice Golar Tundra, fino al 2026 ormeggiata nel porto di Piombino, hanno inviato all’azienda una richiesta di integrazioni progettuali per definire con precisione una serie di parametri, caratteristiche dell’area e delle strutture. Ma i tecnici hanno chiesto anche di valutare le eventuali ripercussioni delle attività del rigassificatore. 
Gli aspetti del progetto per i quali sono state chieste ulteriori delucidazioni sono svariati e vanno dalle strutture che dovranno essere applicate sulla prua della nave, per ospitare la torre di ancoraggio e di invio del gas verso le condotte sottomarine, allo smaltimento delle terre da scavo per costruire gli impianti a terra. Altri due “capitoli” riguardano un tema su cui nel Savonese si è molto discusso, ossia le potenziali interferenze con l’Area marina protetta dell’Isola di Bergeggi e con gli habitat florofaunistici sottomarini, ossia le biodiversità. Proprio questi ultimi fattori sono quelli su cui basano le loro obiezioni sia i Comuni di Savona, Vado e Bergeggi, sia le associazioni ambientaliste. Solo pochi giorni fa il Wwf, seguito dai gruppi di opposizione in consiglio regionale, aveva sollevato discrepanze fra le planimetrie nautiche relative agli habitat e alle biocenosi del Savonese. 
Snam Fsru aveva però ribattuto che già la documentazione di studio di impatto ambientale, depositata il 21 marzo e pubblicata il 3 aprile, comprendeva la mappa completa degli habitat marini. Ora però è la commissione Via del Ministero a chiedere ulteriori documenti, non solo: i tecnici hanno specificato che non sarà sufficiente inviare nuovi documenti, ma occorre un documento unitario che contenga una revisione della documentazione già depositata, evidenziando graficamente le parti che sono state modificate. 
Per giunta la scadenza fissata è di appena 20 giorni. Snam Fsru, dal canto suo, sottolinea di essere già preparata e di non avere problemi a fornire tutte le informazioni chieste: «Rientrano nel contesto della normale procedura di istruttoria di valutazione di impatto ambientale. Dopo un primo esame della documentazione, Snam ritiene le richieste in linea con quelle già avanzate dalla Regione e dall’Ispra e sulle quali sono già in corso valutazioni. Snam, pertanto, fornirà un puntuale riscontro alle osservazioni presentate nelle sedi opportune e nei tempi stabiliti dalla normativa vigente». Le richieste di integrazioni vanno a toccare tutti gli aspetti del progetto: strutture da applicare alla nave per l’ormeggio in mare (dato che oggi è attraccata alla banchina) e possibili movimenti sul fondale, potenziali interferenze su specie e habitat di interesse conservazionistico presenti all’interno del Santuario dei cetacei, simulazioni con scenari “worst case” (ossia la peggiore delle ipotesi) che tengano anche conto di anomalie meteo-climatiche sempre più frequenti ed intense legate ai cambiamenti climatici globali, impatto acustico, interferenze con il traffico marittimo. Una delle integrazioni più importanti riguarda la compatibilità del rigassificatore con progetti già avviati sullo stesso territorio. La commissione del Ministero dell’Ambiente ha infatti chiesto un documento aggiornato che descriva “il possibile effetto cumulativo con eventuali altri progetti realizzati, progetti provvisti di titolo di compatibilità ambientale e progetti per i quali i lavori di realizzazione siano già iniziati”. 
A Snam Fsru viene chiesto anche un approfondimento sull’impatto sul traffico marittimo e terrestre. La nave Golar Tundra sarà ormeggiata in rada all’uscita del porto di Vado, vicino al campo boe della Sarpom, dove le petroliere scaricano il greggio destinato ai depositi costieri di Quiliano, e alle due aree di sosta temporanea già previste dall’Autorità di sistema portuale per le navi in attesa dell’attracco alla banchina. Altri due capitoli sono riservati alla stima dei rischi di incidente rilevante o calamità e alle misure di compensazione. Nel primo caso, la commissione chiede elementi di valutazione dei potenziali effetti negativi significativi sull’ambiente in caso di gravi incidenti. Tra l’altro viene chiesto anche di verificare l’esistenza di un potenziale rischio tsunami. Per quanto riguarda le misure di compensazione, i tecnici del Ministero chiedono di dettagliare «quali misure si intendono intraprendere nello specifico, fornendo anche evidenza di accordi o impegni sottoscritti tra le parti a supporto delle stesse ed eventuali garanzie economiche a sostegno». Una questione già sollevata l’estate scorsa, che però era finita in secondo piano in quanto gli enti locali e la Cgil avevano bocciato il progetto a prescindere, senza neppure arrivare a discutere di eventuali compensazioni. —