Separazione delle carriere, muro delle toghe

RICCARDO ARENA
palermo
Trattativa, dalle parti di Palermo, evoca tra i magistrati ancora oggi un concetto per certi versi doloroso, visto l’esito del quanto mai divisivo processo sui presunti accordi tra Stato e mafia. Giuseppe Santalucia, presidente di quell’Anm che ha deciso di tenere il proprio congresso nazionale nel capoluogo siciliano, taglia corto e senza esitazioni su ogni ipotesi di intesa con la maggioranza di centrodestra e con il governo sulla riforma della giustizia, nonostante il tentativo di ricucitura del ministro Carlo Nordio: «Non si tratta – dice – non abbiamo da trattare su una riforma cattiva. Non si devono discutere i diritti dell’ “impiegato magistrato”. Noi abbiamo solo da parlare alla politica e alla società per dire che questa Costituzione ha ancora molto da dire e non va toccata, almeno per quanto riguarda la giurisdizione».
Più chiaro di così, Santalucia non poteva essere, con la netta bocciatura di una riforma della giustizia che parte dalla separazione delle carriere tra pm e giudici, in un momento in cui l’inchiesta su corruzione, politica e mafia aperta a Genova, sta infiammando il dibattito politico e lo scontro attorno alla magistratura, tanto che il leader del M5s Giuseppe Conte, proprio davanti alla platea di Palermo, evoca il fantasma della P2, mentre il presidente dem Stefano Bonaccini torna a invitare la piazza a manifestare per la Costituzione il 2 giugno. Ma se l’«autonomia e indipendenza» della magistratura, come aveva detto sabato all’assise palermitana il ministro (ed ex pm) Nordio, «non è in discussione», quanto ci creda l’Anm lo sintetizza la mozione finale, letta dal segretario, Salvatore Casciaro: «L’Associazione nazionale magistrati ribadisce la propria intransigente contrarietà alla separazione delle carriere e al complessivo indebolimento del Csm, che ne costituiscono il contenuto principale». Il sigillo è il lungo applauso che sintetizza l’approvazione per acclamazione chiesta ancora da Casciaro. Il messaggio («La Costituzione non si tocca», il lancio di una «mobilitazione culturale e comunicativa») viene fatto proprio da chi, come Giuseppe Conte, si schiera senza esitazioni al fianco dell’Anm, che – ancora con Santalucia – nega di essere una casta. L’ex presidente del Consiglio ha 23 minuti a disposizione, al Marina Yachting di Palermo, senza che nessuno gli ricordi i tempi (nemmeno un altro premier come Matteo Renzi era sfuggito all’inflessibile regola), ma alla fine raccoglie un applauso poco entusiasta. Eppure ha provato a toccare le corde della platea, parlando di «reazione indecorosa e corporativa di fronte ai perversi intrecci tra politica e affarismo», da parte della maggioranza. Ha usato un’espressione cara ai magistrati («Il governo vi delegittima») e trovato assonanze fra il progetto di riforma costituzionale, che equivale a una «svolta autoritaria» (idea condivisa dal leader di Avs, Angelo Bonelli) e la P2: «Alcuni di questi passaggi riformatori sono stati anticipati dal Piano di rinascita democratica» accusa. La Lega si risente, «parole molto gravi», e sfida Conte al confronto tv con Matteo Salvini. Antonio Tajani invece insiste per andare avanti sul progetto, incurante o quasi del no dell’Anm: «Abbiamo preso un impegno con gli elettori», dice, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto torna ad accusare i magistrati di essere «politicizzati» e la Lega con Riccardo Molinari ricorda che «lo Stato ha un potere assoluto nella fase iniziale del processo rispetto al cittadino», un problema che va affrontato «con la separazione delle carriere» e «rivedendo l’obbligatorietà dell’azione penale». —
