
Dal caso festini alla reggenza in Regione tocca al vice di Toti E Fratelli d’Italia evoca il voto
Alessandro di matteo
ROma
È un vero terremoto quello che ha investito la giunta di Giovanni Toti in Liguria, il presidente finisce agli arresti domiciliari per un’inchiesta su presunti scambi di favori e finanziamenti illeciti e adesso la Regione rischia di dover tornare al voto in anticipo rispetto alla scadenza naturale fissata per il 2025. «Siamo tranquillissimi», assicura il presidente mentre rientra a casa scortato dalla Guardia di finanza. La guida della giunta ora passa al suo vice, il leghista Alessandro Piana che pur non essendo stato indagato, era stato citato negli atti dell’inchiesta sui festini con le escort e la coca che aveva messo in subbuglio Genova lo scorso autunno. Poggia su di lui la trincea che Toti prova ad alzare di fronte alle richieste di dimissioni che arrivano dalle opposizioni, ma quello che bisogna davvero verificare è la tenuta della maggioranza di centrodestra. Perché al di là delle rituali dichiarazioni di «fiducia nella magistratura» e delle riaffermazioni della «presunzione di innocenza» che arrivano dalla coalizione, è impossibile non notare che alcuni esponenti di FdI cominciano già a parlare di possibile ritorno al voto, mentre a microfoni spenti un parlamentare di FI è netto: «Devono chiuderla qui, si devono dimettere. Non si può andare avanti».
Formalmente, appunto, la solidarietà non viene negata, il presidente del Senato Ignazio La Russa esprime «vicinanza all’amico Giovanni Toti» e aggiunge: «Confido che saprà dimostrare la sua innocenza ai fatti che gli vengono contestati». Così come il segretario di FI Antonio Tajani: «Sono garantista, per me una persona è colpevole soltanto quando è condannata in terzo grado di giudizio».
Ma, per esempio, il coordinatore ligure di FdI Matteo Rossi, dopo avere manifestato «solidarietà» e «fermo restando la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio», aggiunge: «L’ipotesi delle elezioni anticipate in Regione a questo punto non si può escludere. E bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi e cade tutto e si va al voto». E, appunto, qualche parlamentare di FI è convinto che la situazione sia ormai compromessa, considerando il coinvolgimento anche dello staff di Toti. Del resto, persino Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, partito che guida insieme a Toti, rimane prudente quando gli viene chiesto se il governatore ligure debba dimettersi. Certo, premette, «conosco Giovanni Toti e sono stupito sono sicuro che non abbia mai commesso le cose di cui gli viene accusato». Ma, appunto, a proposito delle dimissioni si limita a dire: «Appartiene alla responsabilità e alla sensibilità di ognuno. Valuterà lui».
Non è ovviamente la linea dell’opposizione. Giuseppe Conte non ha dubbi: «Mi sembra già che leggendo le notizie di stampa ci siano fatti precisi, gravi accuse. Sicuramente è bene che ne tragga le conseguenze, per tenere come sempre a riparo le istituzioni da quello che è un discredito che ci fa male, fa male a tutti». E il Pd di Genova e della Liguria dice che «la magistratura farà il suo corso» ma intanto «oggi si deve chiudere la stagione del centrodestra in Liguria. Toti si dimetta e ci siano subito nuove elezioni». E anche l’ex ministro Pd Andrea Orlando, da settimane indicato come possibile candidato alle prossime regionali in Liguria, parla di «quadro desolante» e aggiungendo: «Se le carte, che non abbiamo avuto ancora la possibilità di leggere, confermassero i titoli dei giornali, a prescindere dalle responsabilità strettamente penali, il vulnus politico sarebbe grande. Mi pare difficile che possa proseguire un esperienza di governo così fortemente colpita».
Chiedono le dimissioni anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Verdi-Sinistra, mentre Enrico Costa di Azione invoca «cautela» perché «è troppo lungo l’elenco dei Governatori indagati sbattuti sui giornali con clamore, poi prosciolti o assolti». Una prudenza che però non viene seguita da Azione Liguria: «Necessarie le immediate dimissioni del presidente Toti, venga data voce agli elettori liguri per un nuovo governo regionale». Matteo Renzi, invece, è sulla linea di Costa: «Non ho mai ritenuto che un provvedimento giudiziario dovesse automaticamente influire sulla vita democratica del paese».
