Rigassificatore a Vado, l’attacco del Wwf

Giovanni Vaccaro
Si apre un altro fronte di scontro fra i soggetti contrari al progetto del rigassificatore nella rada di Savona-Vado e l’azienda che lo ha presentato, Snam Fsru. A sollevare le nuove contestazioni è la sezione di Savona del Wwf: «La versione del progetto depositata da Snam ha modificato a terra il tracciato del gasdotto, in mare il punto di ormeggio e il sistema di ancore e ha aggiornato vari documenti. Dalla planimetria nautica con vincoli, che deve mostrare l’impianto e le zone di pregio circostanti in una sola mappa, sono stati rimossi gli habitat e le biocenosi del Savonese. Il posizionamento del rigassificatore e? previsto presso il coralligeno nell’area di fronte a Vado: la planimetria in precedenza lo mostrava chiaramente, mentre nella nuova versione le varie biocenosi sono non visibili o sostituite da terminologie come “sedimenti sabbiosi-fangosi” o “detritico”, che ben poco dicono sulle forme di vita presenti».
Una contestazione a cui Snam Fsru ha subito risposto, specificando che già la documentazione di studio di impatto ambientale, depositata il 21 marzo e pubblicata il 3 aprile, comprendeva la mappa completa degli habitat marini. «La documentazione di studio di impatto ambientale include la mappa completa degli habitat marini – spiega Snam Fsru -. Lo studio è stato inoltre integrato con un’indagine di dettaglio della biologia dei fondali marini interessati dal progetto che ha coperto un’area di circa mille ettari. Le indagini ambientali effettuate per questo studio hanno previsto la realizzazione di un rilievo acustico per la caratterizzazione degli aspetti geomorfologici dei fondali e la realizzazione di indagini mediante speciali telecamere montate su robot sottomarini chiamati Remote Operated Vehicle, che hanno consentito la definizione dei popolamenti bentonici e delle specie presenti nelle aree del progetto. Inoltre, la planimetria presentata in fase di progetto mostra chiaramente gli habitat esistenti».
Un altro aspetto riguarda i fondali, che potrebbero essere interessati da intorbidimento dell’acqua, rumori, sostanze riversate in mare: «Si rischia di impedire al revisore di valutare i danni al mare – sottolinea il Wwf -. Lo stesso succede esaminando la planimetria del cantiere, che però mostra l’importante area impattata dal campo ancore delle navi di servizio, come le ancore delle posa-tubi, 10 o 12 per nave».
Snam Fsru si rende disponibile a raccogliere altre osservazioni, se necessario integrando la documentazione presentata. Sul caso è intervenuto anche il consigliere regionale e vicecapogruppo Pd, Roberto Arboscello: «Se quanto denunciato dal Wwf venisse confermato, saremmo di fronte a una mancanza gravissima. Una vicenda che fa il paio con la scelta di non dare seguito all’ampliamento delle zone speciali di conservazione proposto inizialmente dalla Regione, deliberate poi dal Comune di Bergeggi, ma mai istituite, con un arresto della procedura incomprensibile».