Scandali dem in Piemonte e Puglia Schlein vara la stretta sui candidati


il retroscena
Niccolò Carratelli 
Paolo Varetto / roma-torino 
La necessità di dare un segnale. Di dimostrare che sulla lotta al trasformismo, sulla battaglia contro cacicchi e capibastone, che ancora imperversano nei territori, vuole fare sul serio. Elly Schlein sa bene che, dopo le inchieste in Puglia e in Piemonte, storie di voti comprati ed elezioni truccate, a tutti sono tornate in mente le sue parole del 12 marzo 2023, giorno della sua proclamazione come segretaria da parte dell’assemblea del Pd. Si era impegnata a «estirpare» malcostumi e irregolarità, ma le notizie che arrivano da Bari e da Torino certificano che, un anno dopo, questo impegno va ancora concretizzato. Lo ha ricordato l’altra sera in tv, con aria di sfida, Giuseppe Conte, lo ribadiscono fonti M5s: «In molte realtà locali il Pd è rimasto lo stesso, con gli stessi problemi – spiegano –. Speriamo che Schlein riesca davvero a imprimere un cambiamento». Una frecciata che conferma la propensione dei 5 stelle a sfruttare a proprio vantaggio i problemi in casa dem, per ergersi a paladini della moralità e della trasparenza, come è appena avvenuto a Bari. 
Servono segnali, dunque. Il primo arriva dalla Campania, dove il commissario regionale nominato da Schlein, Antonio Misiani, proprio oggi presenterà il nuovo codice di autoregolamentazione per tutti i futuri candidati nelle liste Pd. Un documento in lavorazione da tempo, viene specificato, in nessun modo collegato alla cronaca di questi giorni. Ma, comunque, una mossa concreta. «Sono regole rigide che intendiamo applicare a tutti i candidati delle prossime amministrative e che in parte erano già state sperimentate per le comunali a Napoli – spiega Misiani – ma potranno essere estese in ogni luogo dove potrebbe rendersi necessario». Quindi, anche a Bari o Torino, per capirci. Si tratta di condizioni imprescindibili per potersi candidare, a cominciare dalla presentazione del certificato penale del casellario giudiziale e dei carichi pendenti. Poi un’autodichiarazione, con cui gli aspiranti candidati si impegnano a denunciare alle sedi competenti e agli organi di partito eventuali fenomeni di condizionamento del voto, di voto di scambio, di intimidazione nel corso della campagna elettorale e successivi tentativi di corruzione o di concussione nel corso del proprio mandato elettivo o amministrativo. In Campania l’applicazione di questo codice verrà affidata dal Pd al magistrato Franco Roberti, eurodeputato uscente e già procuratore nazionale Antimafia. 
Le nuove regole, però, non prevedono contromisure per evitare casi di trasformismo travestito da civismo, per fermare i portatori di voti comprati, per «tenere lontani quelli che di volta in volta passano da destra a sinistra, come se fosse la stessa cosa. E quelli che si muovono per convenienza, più che per le idee», citazione di Schlein dal comizio di venerdì sera a Bari. Misiani si limita a dire che «quello è un lavoro di selezione che implica una valutazione caso per caso, da parte dei nostri dirigenti locali». Un esame che, evidentemente, non è stato fatto con attenzione né a Bari, né a Torino. Dal capoluogo piemo ntese, però, arriva un secondo segnale, per certi versi inevitabile. Raffaele Gallo sceglie di non correre alle prossime elezioni regionali del Piemonte e rinuncia al suo ruolo di capogruppo del Pd in Consiglio regionale. Una decisione sofferta, ma ritenuta necessaria da molti nel partito. —