
Il comizio. Vendola: “Pulizia” e domenica c’è salvini
Luca De Carolis
Inviato a Bari. Di prima mattina il tassista sente dalla radio del rosario di arresti, e si fa il segno della croce: “Meno male che io non voto a Bari”. A metà pomeriggio l’avvocato sceso in città per celebrare il rito laico delle primarie, Giuseppe Conte, le scomunica: “Non ci sono più le condizioni per celebrarle qui”. Benvenuti a Bari, in un giorno di sole, manette e centrosinistra che si sbriciola, con la destra che gode senza neanche stare composta. Matteo Salvini annuncia la calata nel capoluogo proprio domenica, proprio nel giorno dei gazebo che dovevano esserci, e invece no. Ora lui e i suoi alleati sperano davvero nel commissariamento del Comune, e addio alle urne di giugno. Nell’attesa Conte, dopo una giornata di tormenti, compreso un lungo colloquio pomeridiano con Elly Schlein, stacca la spina alle primarie. “A una prima inchiesta giudiziaria, si aggiunge oggi una seconda inchiesta in cui è coinvolto il voto di scambio, cose che denunciamo da tempo”, ricorda. Quindi, niente gazebo. Però “permangono, anzi si rafforzano le condizioni per sostenere Laforgia, ci confronteremo con le forze della coalizione per affrontare la campagna elettorale nel segno di un nuovo inizio”.
Tradotto, ora il nome dei dem, l’ex capo di gabinetto del sindaco Decaro, Vito Leccese, deve fare un passo indietro. Parole scandite prima di salire su un palco in piazza della Prefettura assieme a Laforgia e a Nichi Vendola, ora presidente di Sinistra Italiana. Ma nel giovedì barese quel palco sembra troppo grande. E all’ora di cena dal Nazareno sbottano: “La scelta di Conte di uscire dalle primarie è incomprensibile, se il M5S pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure”. Mai il Pd a guida Schlein era stato così duro con l’ex premier. La ferita di Bari si è tramutata in squarcio, nella Puglia che era un laboratorio dell’asse giallorosa, dove i 5Stelle sono in giunta in Regione con Michele Emiliano, ma ora chissà cosa accadrà. La certezza è che Conte arriva nel primissimo pomeriggio, e incontra i rappresentanti locali del M5S, guidati dal coordinatore regionale Leonardo Donno. “Temevamo che si arrivasse a questo punto, certe cose le avevamo contestate per anni” gli dicono in sostanza. L’avvocato ascolta. Da Roma il Pd lo tempesta di chiamate. Mentre Laforgia è descritto come “furibondo”. Ha voglia di far saltare il banco, di annunciare che correrà comunque, perché anche lui lo aveva detto che non era tempo di gazebo. Come da programma l’ex premier arriva all’università per incontrare rappresentanti degli studenti e del Senato accademico. Ma in testa ha già quell’annuncio, stop alle primarie. Parte una complicata trattativa con il candidato civico, su dove e come dirlo, se assieme o ognuno per conto proprio. Alle 17 e qualcosa Laforgia arriva in ateneo. Un breve saluto a gli studenti, poi si infila in una stanza con il leader dei 5Stelle. Mezz’ora di colloquio, poi il penalista esce da un’entrata sul retro. Conte invece parla con Schlein. Telefonata non facile. La segretaria non vorrebbe fermare le primarie, non così. Ma il leader del M5S, raccontano, tiene il punto. Anche perché nel Movimento temono che l’inchiesta porti altri guai. “Se voglio tenere unito il centrosinistra? Certo, sì” annuisce Conte parlando al Fatto . Donno però ricorda: “Il contrasto alla corruzione e la legalità sono premesse del M5S”. E l’eurodeputato Mario Furore: “La Puglia non merita questo schifo”.
Si parla di una trattativa con Leccese per convincerlo al passo di lato. Mentre Emiliano soppesa le virgole: “Ho sempre detto e ribadito che chi sbaglia paga”. Lui, con l’assessora indagata, è al centro della graticola politica. In serata, dietro il palco appare Tomaso Montanari, mentre Laforgia conferma: “Chiederemo a Leccese di sospendere le primarie”. Dal microfono Vendola è quasi ieratico: “Non dobbiamo perdere l’anima, bisogna fare pulizia”. Conte implora: “Lavoriamo assieme, non lasciamo Bari al centrodestra”. Oggi in città è attesa Schlein. Era previsto il comizio con Leccese. Ma chissà se scenderà. Perché la sinistra a Bari non ha più certezze.
