
LA REPLICA DI TOTI: “IL PARAGONE CON IL PORTO AMERICANO È INSENSATO. CIRCOLANO CENTINAIA DI NAVI, NON POSSIAMO VIETARLE”
il caso
GIOVANNI VACCARO
VADO LIGURE
L’eco del disastro di Baltimora, dove una nave portacontainer in avaria ha urtato un ponte facendolo crollare, arriva anche nella rada di Savona-Vado. La domanda sulle conseguenze di un incidente con una nave in avaria che punta dritta contro la Golar Tundra, a bordo della quale opera l’impianto del rigassificatore, è stata sollevata da Roberto Cuneo, ingegnere, già presidente regionale di Italia Nostra ed oggi consigliere nazionale.
«La posizione del rigassificatore di Vado è molto pericolosa – spiega Cuneo -. A Baltimora il percorso dall’accosto al punto critico del ponte è di circa cinque chilometri. La distanza dalla banchina al punto di ormeggio del rigassificatore è di quattro chilometri. La nave che ha urtato e fatto crollare il ponte di Baltimora ha una portata di novemila container, simile a quelle che operano sullo scalo di Vado. La differenza è che l’urto contro un ponte ha causato un disastro, ma sbattere contro una nave che trasporta gnl o contro un rigassificatore può essere molto peggio». Cuneo confronta poi la distanza dalla costa degli altri rigassificatori “fsru” italiani: Livorno a 25 chilometri, Rovigo a 15 dalla costa e a 27 dal porto di Chioggia. A otto chilometri dal porto di Ravenna è in corso di installazione un altro rigassificatore. «Il problema principale è la sovrapposizione in conflitto tra il traffico portuale e quello specifico del rigassificatore – prosegue Cuneo -. Ricordiamo quanto accaduto a Livorno con l’incidente della Moby Prince. Dai porti di Vado e Savona entrano ed escono 1800 navi all’anno, un traffico molto intenso, e non è detto che tutte siano in condizioni eccellenti, come impianti e personale. A Baltimora è successo a una nave di appena dieci anni, gestita da un operatore al massimo livello mondiale. L’Italia ha circa tremila chilometri di coste e 35 porti commerciali, quindi sono tantissime le coste lontane dai porti commerciali. La collocazione a Savona-Vado è favorita da Snam per il basso costo di insediamento per una condotta marina molto corta. L’unico fattore di localizzazione a favore è la vicinanza con il mercato di consumo: tale caratteristica è però poco rilevante per il basso costo di trasporto del gas in gasdotto».
La replica arriva direttamente da Giovanni Toti, presidente della Regione, ma soprattutto commissario governativo per il progetto del rigassificatore: «Trovo il paragone tra l’incidente del ponte di Baltimora e la questione del rigassificatore a Vado assolutamente insensato. Se la teoria alla base di queste affermazioni è che è possibile, anche se decisamente molto improbabile, che avvenga un incidente tra navi, non mi sembra una gran notizia. Dai porti italiani partono e arrivano imbarcazioni cariche idrocarburi, prodotti chimici e altri materiali assai più pericolosi per l’ecosistema marino e l’unico modo per scongiurare un potenziale incidente, sia pure con probabilità infinitesimali, sarebbe vietare la circolazione delle navi».
E conclude: «Alla luce di questa considerazione, i timori dovrebbero riguardare anche incidenti di auto, gli incidenti con autocisterne, gli incidenti ferroviari, gli scontri tra aerei sulle piste di atterraggio e in volo: quindi tutti i mezzi di trasporto andrebbero vietati? Assurdo, tanto più che le percentuali degli ultimi casi citati sono statisticamente simili». —
