ALBISOLA SUPERIORE. IL SINDACO ATTACCA LA SOPRINTENDENZA


GIOVANNI VACCARO
A meno di due anni dall’importante intervento di recupero, l’antica villa romana “Alba Docilia” di Albisola giace sommersa dalle erbacce. Una situazione che ha destato le proteste degli albisolesi e che ha spinto il sindaco Maurizio Garbarini a lanciare un ultimatum alla Soprintendenza ai beni archeologici. L’area rappresenta uno dei luoghi di maggiore interesse archeologico del Savonese, ma il proliferare della vegetazione, dalle piante infestanti a veri e propri arbusti, ha coperto le rovine dell’antico insediamento romano di piazza Giulio II, considerato il nucleo originario della città. Il problema è che il Comune non può intervenire direttamente, dato che la gestione spetta alla Soprintendenza.
«E’ tutto in mano a loro – spiega il sindaco Garbarini -, però, mentre noi segnaliamo puntualmente i problemi, gli interventi arrivano con tempi lunghissimi e il degrado aumenta, seguito dalle lamentele di albisolesi e turisti. Gli accordi prevedono che il Comune provveda con alcuni sfalci, e lo abbiamo fatto, mentre gli interventi di competenza loro hanno tempi lunghi». La Soprintendenza ha una mole di aree di cui occuparsi e la burocrazia frena i lavori. Allora è lo stesso sindaco a lanciare una proposta: «Diano a noi la gestione completa, così possiamo intervenire giorno per giorno senza perdere tempo. Noi ci eravamo già resi disponibili a collaborare, ora rinnoviamo la proposta». Nel 2022 l’area archeologica Alba Docilia era stata sottoposta a un delicato intervento di restauro, durato quasi un anno e coordinato da Silvana Gavagnin, con l’obiettivo di valorizzare ulteriormente l’area e accogliere con nuovi servizi turisti e albisolesi, semplici appassionati e studiosi di storia antica. Con un finanziamento di 30 mila euro, l’area era stata dotata di un impianto di luci a led e un tappeto di erba naturale, oltre ai nuovi pannelli informativi installati poco prima, facendola tornare all’antico splendore e recuperando il suo fascino. Però, senza l’adeguata manutenzione, tutto viene vanificato dalla crescita delle erbacce che vanno a ricoprire i ruderi millenari. Il problema si ripropone da tempo. Le precedenti amministrazioni avevano anche provato qualche esperimento con caprette e pecore, ma non erano andati a buon fine. —