ENTRO LUGLIO L’ASL NE ASSUMERÀ 137, MA SONO POCHI

luisa barberis
savona
«Investiamo sugli infermieri. Hanno dimostrato sul campo la loro professionalità, è tempo di valorizzarli, rivedendo gli stipendi e creando percorsi di carriera, formazione e specializzazione. Non c’è altra alternativa per garantire l’assistenza». Roberta Rapetti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Savona prende posizione rispetto a una “crisi” del settore che, dopo i medici, ora interessa soprattutto gli infermieri.
Nemmeno il concorso di Alisa per assumere 240 nuovi professionisti nel Savonese sembra aver segnato il tanto atteso cambio di passo: entro luglio l’Asl ne assumerà 137, ma, nonostante la disponibilità dell’azienda a contrattualizzare 240 persone, mancano i candidati. «Il concorso ha portato prime importanti risposte, ma sapevamo che non sarebbe stato risolutivo – precisa Rapetti -. Il problema è che gli infermieri non mancano solo negli ospedali, ma anche nelle strutture sul territorio. Presto ci sarà bisogno di personale in più, per dare impulso alle Centrali operative e poi alle case di comunità dove gli infermieri hanno un ruolo essenziale».
Difficile azzardare dati rispetto alle carenze. In provincia sono 2.533 gli iscritti all’Ordine, di questi ben 1948 persone lavorano in ospedali e strutture pubbliche, qualcuno nel privato, pochissimi sono i liberi professionisti. E tutti i vari soggetti sono alla ricerca di nuovo personale. «É un periodo di cambiamenti – continua la presidentessa -. I veterani cercano di andare in pensione perché il periodo pandemico è stato complesso, i giovani non si avvicinano come dovrebbero a una professione che può farli crescere, c’è un tasso di abbandono del percorso di studi. Invece sarebbe tempo di avvicinare i giovani con progetti di alternanza scuola-lavoro per coinvolgerli, promuovere percorsi professionalizzanti. L’infermiere di oggi è molto diverso dal passato. Un esempio: entro giugno serviranno 500 nuovi infermieri di comunità in Liguria, vanno formati e inseriti, affinché possano prendersi cura del singolo paziente, supportare famiglia e comunità per assistenza e prevenzione. Solo così si potrà a creare un filtro al pronto soccorso». —