ASSOCIAZIONI E COMUNI: “VIOLENZA INAUDITA AL PAESAGGIO, BASTA CON QUESTI PROGETTI”

laura anello
palermo
Forse bisogna partire dalla lontana Norvegia, per raccontare della rivolta contro le pale eoliche che infiamma l’Italia, da nord a sud del Paese. Già, perché è proprio nelle lande nordiche dove è di casa Babbo Natale che è arrivato un altolà all’ennesimo “parco del vento” che aveva provocato la più grande protesta dei lapponi negli ultimi quarant’anni.
È stata la Corte suprema norvegese a dire che quell’impianto avrebbe violato i diritti umani degli indigeni che da cinquecento anni usano quel territorio, nella regione di Trøndelag, per l’allevamento tradizionale delle renne, «elemento essenziale della propria cultura».
Ecco perché bisogna partire da questa storia così lontana, per chiedersi se la cultura dell’Italia non sia nel suo paesaggio, nei suoi colli, nei suoi siti monumentali e archeologici, nelle sue produzioni tipiche. Se questi non siano i diritti umani dei suoi abitanti.
«Basta con i progetti che passano sopra le nostre teste», è sbottata Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco del piccolo Comune di Montevago, in quel Belìce che è stato già distrutto dal terremoto del 1968 e dove sono stati presentati dieci progetti. Dieci. Uno investe il paese di Sambuca di Sicilia, Borgo dei Borghi nel 2016, protagonista di una rinascita alimentata dalle case a un euro, dove l’impianto eolico alto duecento metri colpirebbe il migliore albergo del posto, come una mega freccia scagliata dal cielo da un Dio maligno. «Sono le dimensioni di un palazzo di una settantina di piani, una violenza inaudita al paesaggio», dice il sindaco Giuseppe Cacioppo.
Per capire che cosa vuol dire basta andare a Cefalà Diana, paesino con mille anime a una trentina di chilometri da Palermo che custodisce l’incredibile gioiello delle terme arabe, le più antiche d’Europa, e dove basta girare l’angolo per sbattere il naso contro una gigantesca pala eolica piazzata senza alcuno scrupolo.
E che dire, in Val Bormida, tra le alte Langhe e l’entroterra ligure – quelle Langhe che sono distese di filari dichiarate patrimonio Unesco – dove la rivolta è scoppiata contro un impianto di sette mega pale tra Saliceto, Cengio e Cairo Montenotte, chiamate poeticamente “fattoria del vento”? Stessa protesta che infiamma la Toscana, dove il Tar ha appena respinto il ricorso presentato contro altrettante pale che sono state autorizzate nel Mugello, a dispetto dei sentieri storici e del rischio sismico di montagne fragili.
In Sardegna, poi, è l’assedio. Più di 750 le domande pendenti per futuri impianti di energia pulita. La prima dichiarazione programmatica di Alessandra Todde appena eletta? «Partiamo dal fermare l’assalto eolico». —