
franco giubilei
torino
Fra Legambiente e Italia Nostra si è aperto un crepaccio sulle energie rinnovabili. Dopo gli attacchi della prima alle Soprintendenze, colpevoli di «ritardi, burocrazia e contenziosi che bloccano parchi eolici e fotovoltaici», Italia Nostra attacca frontalmente l’altra associazione con un’accusa sanguinosa che ascrive Legambiente alla «lobby delle rinnovabili»: «Per bocca del suo presidente si chiede (al ministro della Cultura Sangiuliano, ndr) un ulteriore deregolamentazione sui mega impianti eolici e fotovoltaici», tutto questo con «consumo di suolo, devastazione del paesaggio, danni all’ambiente, all’avifauna e all’agricoltura» .
Solo l’ultimo capitolo di una faida fondata, per come la vede Italia Nostra, su una presunta intelligenza di Legambiente col nemico, l’industria delle rinnovabili. Accuse cui il presidente
di Legambiente Stefano Ciafani replica così: «Noi non facciamo lobby con nessuno». In compenso l’associazione rivendica il proprio sì a impianti eolici e fotovoltaici, sottolineandone l’efficacia sul lungo periodo: «La grande questione che ci divide è che Italia Nostra è preoccupata dalle trasformazioni paesaggistiche derivanti dalle rinnovabili, trasformazioni che però sono provvisorie, perché un impianto eolico si può smantellare, ripristinando la situazione originaria – argomenta Ciafani -. Noi invece siamo preoccupati delle conseguenze permanenti, come il cambiamento climatico, le desertificazioni, il fatto che le viticolture migreranno in nord Europa perché in Italia farà troppo caldo, i fenomeni meteorologici estremi».
La presunta vicinanza di Legambiente all’industria green? Il presidente in un certo senso conferma: «Servono alleanze con le imprese più innovative, con le istituzioni più illuminate, coi sindacati più coraggiosi e col volontariato, come facciamo noi con Libera e l’Azione cattolica, che condividono le nostre posizioni». Al ministero della Cultura Legambiente ha chiesto, insieme a Fai e Wwf, di elaborare «linee guida per garantire l’integrazione negli impianti rinnovabili. Ne abbiamo ricavato un rapporto, Paesaggi rinnovabili».
In campo avverso, Italia Nostra segna una distanza siderale su un tema cruciale per il movimento ambientalista: «In altre occasione abbiamo avuto opinioni diverse, ma questa è la prima volta che accade con tanta nettezza e su una questione importante – premette Michele Campisi, segretario generale dell’associazione -. Noi non siamo legati a qualche indirizzo politico come Legambiente, che è vicina ai Verdi e al Pd, e lo dico senza dare giudizi negativi, ma vogliamo rispondere con le tesi degli articoli di Romano Prodi sul Messaggero: l’apporto del nostro Paese nella riduzione dell’apporto di anidride carbonica è irrilevante. Contribuiamo per il 7% della produzione di CO? in Europa, che produce l’1% a livello mondiale. Pensiamo invece all’impatto dei pannelli fotovoltaici, realizzati in Cina che produce il 25% dell’anidride carbonica su scala mondiale».
Ma è sull’eolico che le due associazioni si tolgono i guantoni per menare più duro: «Legambiente legata alla lobby delle rinnovabili? Ufficialmente non lo diciamo, ma oggettivamente lo si può pensare, visto che si sono accreditati al ministero con Greenpeace e Wwf per gli impianti off-shore: potrebbero sorgere ovunque, fatti salvi i parchi e i vincoli ambientali. Tutta la Sicilia e Calabria, Basilicata e Campania sono destinate alla produzione di energia, quando invece serve l’individuazione di piani precisi».
Una frattura profonda e di sostanza che indebolisce il fronte ambientalista – anche se Italia Nostra sottolinea di essere nata per proteggere il paesaggio e di «appartenere marginalmente a quel mondo» – proprio sulle politiche energetiche eco-compatibili. E dire che finora le due associazioni, soprattutto sul piano locale, sono andate spesso d’amore e d’accordo: «Con le componenti territoriali di Legambiente siamo sempre andati d’accordo – dice Campisi -. Sull’energia invece siamo molto divisi: Legambiente ha una visione estremista». —
