
QUEST’ANNO IL BANDO PER LA LIGURIA PREVEDEVA 90 POSTI MA SI SONO PRESENTATI IN 45
LUISA BARBERIS
Allarme carenza medici di famiglia. Sono ben 31 le zone cosiddette carenti in provincia, corrispondono ad altrettanti studi pieni di pazienti in cerca di cure, ma dove manca un medico che possa farsi carico dei loro bisogni. Le maggiori difficoltà riguardano l’entroterra, ma è emblematico il caso di Savona: solo in città servirebbero 6 medici in più. I dati emergono dall’ultima rilevazione Asl, che ha evidenziato anche la carenza di 32 guardie mediche e di 2 pediatri (uno ad Alassio e uno ad Albenga). Oltretutto l’emorragia di camici bianchi è un problema che di anno in anno non trova soluzione: nel 2021 le zone carenti erano 18, 30 nel 2022, oggi si attestano a 31. I medici di famiglia ancora in servizio sono invece 180, ma tra questi molti sono prossimi alla pensione. «La situazione è seria – chiarisce subito Luca Corti, referente della medicina di base per l’Asl -. A fine mese pubblicheremo i posti vacanti, ma sappiamo già che non riusciremo a coprirli tutti. Basti pensare che quest’anno in Liguria il corso per medici di famiglia aveva 90 posti, si sono presentati in 45». Asl ha già alzato già i massimali, chiedendo ai medici di curare più persone (da 1500 a 1800-1900, ma la misura potrebbe non bastare. Delle 24 zone carenti, ben 10 sono nel distretto Savonese: in città come detto mancano 6 medici, uno ad Albisola Superiore, uno a Marina, uno Pontinvrea e uno Varazze. Sette le zone carenti nell’Albenganese: nella città delle due torri servirebbero due camici bianchi, di cui uno con obbligo di aprire uno studio secondario a Castelbianco, Castelvecchio di Roccabarbena, coprendo anche i comuni Cuneesi di Caprauna o Alto. Mancano medici ad Andora, Ceriale, Laigueglia, Ortovero e Villanova d’Albenga. Nel Finalese servono due medici a Pietra, ma anche rinforzi a Borgio, Borghetto, Finale, Loano, Noli. In Valbormida le carenze interessano Altare (è già aperto un bando, perché la crisi dura da tempo), Bardineto, Cengio, Carcare, Mallare e Roccavignale.
«Una volta c’erano più medici che posti disponibili, oggi è l’opposto – analizza Corti, che è anche presidente dell’Ordine dei medici -. L’entroterra è poco appetibile, nonostante la popolazione sia accogliente. In generale i nuovi medici che prendono servizio raggiungono mille pazienti in un giorno, di contro i “veterani” sono molto affaticati e lamentano un peggioramento dei rapporti con i pazienti. Ciò è emerso da un sondaggio condotto dall’Ordine dei Medici, che ha portato in luce come molti non siano contenti dell’utilizzo della tecnologia. Da una parte ha facilitato le cose in epoca Covid, dall’altra ha peggiorato i rapporti umani. Ricevono messaggi a tutte le ore e con pretese di risposte immediate, quando il loro non è un servizio d’emergenza. Sempre dal questionario emerge che sono sempre meno i colleghi disposti a lavorare fino a 70 anni».
