ROBERTO TRAVERSI COORDINATORE REGIONALE M5s


genova
«In Liguria l’alleanza Pd-M5S sembrerebbe lo sbocco naturale, ma non mi convince una fusione a freddo. Per le regionali servirebbe un candidato che sia un federatore, a differenza di quanto hanno fatto Sansa e Dello Strologo». Dopo l’euforia della vittoria in Sardegna, il deputato e coordinatore regionale del M5S, Roberto Traversi smorza i facili entusiasmi su un’ipotetica intesa strutturale tra giallorossi. Anche in Liguria, dove il pentastellato lamenta l’assenza di «un tavolo programmatico» tra alleati e resta tiepido sulle aperture mostrate da Calenda. Sul profilo di un possibile candidato comune con i dem, però, non si nasconde. «Un politico può vincere, ma non è detto che sia del Pd».
Traversi, l’effetto Sardegna ha creato grandi aspettative su un’alleanza strutturale tra Pd e M5S: è uno scenario che la convince?
«Non siamo alleati, e non mi convince una fusione a freddo. Dipende dai territori. Come ha detto Conte, non cerchiamo un campo largo ma un campo giusto. Le alleanze devono rispondere a progetti precisi. Guardi a cosa accade in Piemonte e Basilicata, dove ci sono criticità tra noi e il Pd».
A cosa sono dovute?
«Siamo distanti su alcuni temi, e certe uscite antagoniste non aiutano. Per fare un esempio, il sindaco di Torino non è certo in sintonia con noi. E in Basilicata il quadro è simile a quello di Sanremo. Il Pd è partito scegliendo un candidato, senza coordinarsi con noi, e poi ci hanno chiesto un aiuto. C’è una questione di dignità».
In Liguria però l’alleanza con il Pd si basa sulla comune condivisione delle battaglie all’opposizione e sul percorso iniziato già da anni, a partire dal 2020. Alle regionali liguri sarete alleati?
«In Liguria l’alleanza sembrerebbe lo sbocco naturale: ci sono anche esperienze di Municipio in cui governiamo insieme e il Pd è cambiato, e mi pare in meglio. Ma non abbiamo interesse ad allearci a tutti i costi, servono condizioni precise al di là dei nomi. Ho stima per Andrea Orlando, ad esempio, ma è prematuro ragionare di nomi».
Però, fuori dall’ipocrisia dietro la quale spesso ci si nasconde, il candidato è decisivo, perché dovrebbe essere il garante di programma e alleanza. Non è così?
«Sì, il candidato dev’essere garante del patto. Quando abbiamo provato esperienze civiche in Liguria, i candidati avrebbero dovuto fare da federatori dell’alleanza. Ma non è andata così: se l’avessero fatto oggi saremmo più avanti».
Si riferisce a Ferruccio Sansa e Ariel Dello Strologo, i candidati a governatore e sindaco di Genova?
«Beh, entrambi non hanno federato: il secondo è tornato nel Pd, il primo pensa ai fatti suoi. Non abbiamo sfruttato l’occasione per creare percorsi nuovi. E poi mi lasci dire una cosa».
Prego.
«Al di là delle parole belle e che trovo molto spesso condivisibili del segretario del Pd Davide Natale, non c’è ancora un tavolo programmatico. Non ci siamo mai seduti a parlare insieme».
Dopo aver provato candidati civici, per le regionali liguri potrebbe toccare a un politico? Nel caso, potrebbe essere anche un esponente pentastellato o sarà un nome individuato dal Pd?
«In Sardegna abbiamo dimostrato che si può vincere con un candidato politico. In Liguria non è detto che sia un candidato del Pd».
Il governatore emiliano Bonaccini sostiene che al Nord l’asse giallorosso non basta, e che c’è bisogno di un’ala riformista: avete preclusioni a ragionare con forze come Azione e Italia Viva?
«Per me un po’ di preclusione c’è, considerato cosa dicono su noi. Basta leggere l’intervista della renziana Paita con Il Secolo XIX . Se per vincere serve un pezzo in più ma poi è indigesto non so se convenga».
Però Calenda ha detto che è impossibile non parlare con voi, considerato il sistema elettorale delle Regioni. Non le sembra un’apertura significativa?
«In verità su Todde ha detto cose terribili durante la campagna elettorale. Ora ha preso atto che bisogna parlare anche con noi e ha cambiato atteggiamento. Ben venga, ma vediamo cosa farà: di solito a Roma spara sempre contro di noi».
Intanto il centrodestra in Liguria vive periodiche fibrillazioni. Riuscirete a inserirvi nelle loro contraddizioni?
«Toti sta perdendo da solo, mi sembra in grandissima difficoltà. La sanità sta esplodendo, l’addio di Vaccarezza è emblematico e a Sanremo è isolato rispetto agli alleati».
A proposito di Regione, lei ha presentato tempo fa un’interrogazione al ministero dell’Ambiente sul piano di gestione del rischio alluvionale. Cosa le ha risposto Pichetto Fratin?
«Il ministero dell’Ambiente deve indicare i metodi e i criteri per azioni di mitigazione del rischio idrogeologico. Infatti alla nostra interrogazione ha testualmente affermato che “prima di prevedere nuovi sviluppi edilizi è necessario delocalizzare da aree a pericolosità medio-alta ad aree a bassa”. Invece con il parere favorevole della Autorità di bacino settentrionale, la Regione è riuscita a trasformare delle aree a pericolosità di frana alta, le cosiddette P3, in aree in cui è possibile edificare ex novo e addirittura fare opere interrate nelle aree a pericolosità media, le P2». —