Luca de Carolis

Il presidente che governa “nonostante il Pd” è appena stato a Roma, per assaltare tutto ciò che incontrava nel nome del “no” all’autonomia differenziata. Ma il suo primo pensiero resta il suo terzo mandato, così proprio lui, Vincenzo De Luca, quello che bollava i Cinque Stelle come “idioti”, da qualche mese ripete ovunque che ultimamente “sono maturati”, e quindi “ci sono le condizioni per mettersi d’accordo”, anche nella sua Campania, certo. Giuseppe Conte, quello a cui De Luca non ha mai dato dell’idiota, anzi – “dall’ex premier ho sentito dichiarazioni ragionevoli” – lo sa. E anche per questo non gli ha rimproverato certi toni e certe scene delle scorse ore. Tutt’altro. “Ben vengano le proteste” ha risposto in Sardegna, quando ieri gli hanno chiesto di De Luca e del suo blitz davanti Palazzo Chigi con 700 sindaci. D’altronde, perché scomunicarlo?
Tutti e due sono contro l’autonomia differenziata, l’avversaria comune è Giorgia Meloni, e nessuno dei due ha rapporti idilliaci con Elly Schlein (eufemismo al cubo). “A leggerla così quella di Conte è una piccola apertura, o almeno un segnale, perché di fatto ha definito normale quella protesta di piazza” commentano fuori taccuino un paio di 5Stelle di peso. Convinti che l’avvocato non abbia sollevato critiche, “anche perché il De Luca aggressivo è comunque piaciuto a molti”. E tra questi non ci sarà la segretaria del Pd, a occhio. Dopodiché, ci sono alcuni “però” da mettere in fila. Partendo da quanto ricordano dai piani alti del M5S: “Noi alla manifestazione di De Luca non c’eravamo”. Per questo, invitano a leggere in filigrana le altre frasi contiane di ieri: “Noi del M5S siamo capofila di questa protesta sull’autonomia differenziata e ci faremo sentire in maniera sempre più forte. Ma spero che si uniscano anche gli amministratori dei comuni e delle regioni del Centro e del Nord”.
Traduzione consigliata: la battaglia contro l’Italia “divisa in 20 staterelli” è una bandiera per il Movimento, e non può essere certo solo uno stendardo della giunta campana. Finita qui? Ma no, per nulla. Perché è vero, Conte non ha alcuna voglia di sostenere un’eventuale, terza corsa alla Regione di De Luca. Ma evita sempre e comunque di attaccarlo. “Gestirlo è affare del Pd, cioè di Schlein” ripetono da molto tempo i 5Stelle, e va bene. Però il sottotesto è che Conte guarda il gioco dentro i dem in vista delle Europee, e lo vede per com’è, il caos. Quindi è cauto, anche verso De Luca. Di certo molto del futuro dell’ex sindaco di Salerno dipende da quanto deciderà in settimana la maggioranza sul terzo mandato, con De Luca che in silenzio accenderà ceri votivi perché la Lega insista per il suo Luca Zaia. E comunque per le regionali campane dell’ottobre del 2025 sempre da lui si dovrà passare. Anche se il candidato fosse quel Roberto Fico che Schlein appoggerebbe più che volentieri, ma che sconta il no ai tre mandati in salsa 5Stelle, l’ultimo totem appena blindato per la milionesima volta da Beppe Grillo con apposito post. Se ne deduce che la vita (politica) in Campania è tutta un terzo mandato, per i fu giallorosa. Ma Fico tira dritto.
Sabato sarà a un convegno a Napoli contro l’autonomia differenziata assieme a tanta sinistra non deluchiana: dal deputato dem Marco Sarracino al senatore di Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, fino al costituzionalista Massimo Villone, mentre il sindaco Gaetano Manfredi porterà i suoi saluti. “Peccato non poter candidare Roberto alle Europee” sibilano non pochi grillini. “Peccato che non lo candidino in Europa” avrà pensato De Luca. Chissà cosa penserà Conte, nel prossimo futuro.