
Qualcuno dice: è un ritorno di fiamma, la Cgil si sta rinnamorando dei Cinquestelle. Nient’affatto, replica qualcun altro: Landini sta cercando solo di capire – nell’irrituale veste di “pontiere” – cosa ha in testa l’opposizione e se esistono terreni per iniziative comuni. Ma assolutamente no, lamenta uno degli uomini più vicini al leader Cgil: qualche giorno prima, il segretario aveva visto Elly Schlein…sono incontri di routine, troppo rumore per nulla.
Sarà anche routine, ma il lungo faccia a faccia tra Giuseppe Conte e Maurizio Landini – rivelato ieri da La Stampa – rumore ne ha fatto: e che sia solo un rumore generatosi sul nulla, lo si vedrà. Per ora sono evidenti la curiosità (di chi è interessato alle vicende politiche nostrane) ed i sospetti (del Pd, certo, ma anche di altre forze d’opposizione). Per il resto, la nebbia che avvolge quell’incontro è fitta come mai: e non è una buona cosa, visto che ha generato illazioni d’ogni sorta. E non è una buona cosa anche perché conferma il clima non idilliaco che regna tra le forze che si oppongono a Giorgia Meloni: visto che basta “un incontro di routine” per seminare nervosismi e diffidenze.
Si può dare per scontato che si sia parlato di lavoro e di salario minimo: su questo tra Conte e Landini non esistono quasi più distanze, e nei faccia a faccia è sempre bene cominciare dai punti condivisi. È possibile che si sia discusso anche di Ucraina e Medio Oriente, e su questo Cgil e Cinquestelle non sono poi così lontani: perché Conte sarà anche in difficoltà se deve scegliere tra Biden e Trump, ma non ha avuto problemi a mollare il “fronte della fermezza” (sostenere Kiev fino alla fine) avvicinandosi così alle posizioni del sindacato, che chiede più dialogo e più diplomazia. Avranno anche certamente condiviso questa o quella critica al governo, e ci mancherebbe. Ma poi?
C’è qualche novità tra i partiti e le forze che si oppongono al governo in carica? È forse in programma una mobilitazione comune, che vada al di là dei Gran giurì e dei sit-in? Oppure da qui alle elezioni europee di giugno non vedremo che finte mosse, riposizionamenti ed ognuno che se ne va per i fatti suoi? Salvo smentite, propenderemmo per quest’ultima ipotesi, visto che tutto congiura affinché la guerra sotterranea (e nemmeno tanto) per la guida dell’opposizione non s’arresti prima di quel voto.
Elly Schlein non può perdere; ma Conte non vuol finire stritolato nella morsa di Giorgia&Elly, che puntano ad una campagna elettorale fatta a loro misura. E così, se due più due fa quattro, tra “bellicisti” e “populisti di ritorno” potremmo vederne ancora delle belle… —
