MALUMORE TRA I DEM: NEGLI ACCORDI ELETTORALI PASSA SEMPRE UN LORO CANDIDATO O UN CIVICO, MAI UNO NOSTRO

niccolò carratelli
roma
Dimmi chi abbracci e ti dirò chi sei. O, meglio, cosa vuoi. Per capire, una volta di più, quanto siano diverse le strategie politiche di Elly Schlein e Giuseppe Conte, basta riavvolgere il nastro dello scorso fine settimana. Prima immagine, venerdì sera: la segretaria Pd sul palco di un cinema di Alghero abbraccia forte Alessandra Todde, ex vicepresidente del Movimento 5 stelle, e la definisce la «migliore candidata possibile per la Sardegna». Seconda immagine, domenica mattina: il presidente M5s riceve a casa sua Maurizio Landini per una chiacchierata riservata di tre ore, su lavoro, salari, lotta all’autonomia differenziata, pacifismo e chissà cos’altro. «Due talpe che scavano sotto il Pd», li definisce con malizia il deputato di Azione Osvaldo Napoli.
Ma fonti dem assicurano che al Nazareno non c’è «nessuna sorpresa», visto che il leader Cgil si sente spesso anche con Schlein. «Mi sembra assolutamente normale che un leader del sindacato incontri un leader di partito – spiega anche il deputato Arturo Scotto –. Con la Cgil abbiamo colloqui continui su tutte le questioni». E dallo staff di Landini si affrettano a ricordare che loro sono «per il confronto con tutti» e che «non è la prima volta che il segretario incontra i leader delle forze di opposizione». Non è nemmeno la prima volta che Conte cerca di costruire un rapporto privilegiato con il segretario della Cgil e con il mondo che rappresenta. Cosa che gli era riuscita bene, in effetti, quando alla guida del Pd c’era Enrico Letta, mentre da quando è arrivata Schlein la competizione per fare breccia nel cuore del sindacato rosso si è fatta più intensa. Da via di Campo Marzio fingono che non sia così: «Non c’è nessuna sfida in corso e, d’altronde, la consonanza su tanti temi tra Conte e Landini è datata, esiste da tempo», sottolineano. Insomma, l’incontro di domenica, rivelato da La Stampa, conferma che l’ex premier vede nella sponda del leader Cgil una condizione necessaria per puntare alla leadership del campo progressista.
«Elly era in Sardegna a fare campagna per la loro candidata, mentre lui continua a farsi gli affari suoi», è il commento amaro di un deputato vicino alla leader dem. Tra l’altro, il video dell’abbraccio tra Schlein e Todde, oltre che sui siti di informazione, è stato pubblicato sulla pagina Instagram della segretaria, quindi, in un certo senso, rivendicato nel suo chiaro significato politico: io sono impegnata a unire e a costruire l’alternativa a sinistra. D’altra parte, assistere a una scena simile a parti invertite è molto improbabile. Anche perché ad oggi non esiste, nelle Regioni o nei Comuni medio-grandi, un candidato Pd sostenuto anche dai 5 stelle. Di solito, avviene il contrario. Prima della Sardegna c’è stata Foggia, con la neosindaca Maria Aida Episcopo indicata sempre da Conte. E prima ancora il Molise, dove il candidato (sconfitto) era l’allora sindaco M5s di Campobasso Roberto Gravina. Si ricorda un solo precedente di peso in cui il Movimento ha appoggiato la candidatura di un esponente dem: Pierfrancesco Majorino in Lombardia, per le Regionali (perse) dell’anno scorso. Il leader 5 stelle aveva anche partecipato a un appuntamento elettorale insieme a lui, ma con poco trasporto emotivo. «Più che un abbraccio, da Conte vorrei capire se troveremo mai una condivisione sui punti politici più delicati, provi a essere lungimirante e a pensare anche a dopo le Europee», dice a La Stampa Alessandro Alfieri, responsabile Riforme della segreteria, area Bonaccini. «Che noi siamo più generosi mi sembra sotto gli occhi di tutti, lo siamo anche troppo», aggiunge. In assenza, va detto, di un minimo segnale di reciprocità nelle scelte.
Il caso del Piemonte è, a suo modo, esemplificativo. Non è un mistero che, come sfidante progressista del presidente di centrodestra, Alberto Cirio, il Pd locale avrebbe voluto lanciare un proprio esponente, come la vicepresidente e deputata dem, Chiara Gribaudo. Il dialogo tra Pd e M5s a Torino è da settimane in una fase di stallo, ma non è detto che non si riesca a rianimarlo e a trovare una quadra sul programma. Improbabile, però, che un eventuale accordo preveda un candidato targato Pd. Più facile che, nel caso, si punti su un altro profilo civico, come già avvenuto in Abruzzo, dove l’alleanza si è formata intorno all’ex rettore dell’università di Teramo Luciano D’Amico. E, una decina di giorni fa, a Perugia, dove correrà per diventare sindaca Vittoria Ferdinandi, psicologa impegnata nel sociale. Insomma, il candidato comune del campo progressista o lo sceglie Conte o è un civico. Oppure non c’è. —