LA PETIZIONE È SCATTATA DOPO IL CORO DI PROTESTE L’IDEA È DELLE EUROPARLAMENTARI DANZÌ E BEGHIN

il caso
Sono oltre ottomila le firme raccolte nel Savonese per sostenere la petizione alla Commissione europea contro il progetto che prevede l’arrivo di un rigassificatore nella rada di Savona-Vado nel 2026. La raccolta è scattata in seguito all’iniziativa avviata dalle europarlamentari del M5S Mariangela Danzì e Tiziana Beghin, che hanno preso in carico le proteste da parte di comitati e associazioni savonesi contrarie all’ipotesi presentata da Snam Fsru per trasferire la nave Golar Tundra e l’impianto che ospita a bordo, attualmente in funziona nel porto di Piombino. Le europarlamentari hanno sollevato davanti alla Commissione Europea il problema della vicinanza del sito individuato per ormeggiare la nave con l’area marina protetta dell’Isola di Bergeggi, riconosciuta tra i siti tutelati “Natura 2000”.
«La risposta della popolazione è stata ammirevole – commenta Stefania Scarone, coordinatrice provinciale del M5S -, tenuto conto che, essendo cartacea, la petizione richiedeva la presenza fisica della persona nei punti di raccolta e del breve tempo disponibile per concludere e spedire la documentazione a Bruxelles». A sostegno dell’iniziativa si sono ovviamente schierate le associazioni e alcune forze politiche riunite nel coordinamento “No rigassificatore”, insieme con gli altri comitati ambientalisti. Alcune attività commerciali, come la libreria Ubik di Savona ed il locale U cafè de vuè di Vado, avevano anche messo a disposizione i loro spazi per ospitare i banchetti.
Lunedì la raccolta è terminata con un bilancio di oltre ottomila adesioni. Ora le due europarlamentari porteranno il testo e le firme alla Commissione europea per chiedere un esame del progetto e le sue eventuali ripercussioni.
Le onorevoli Beghin e Danzì avevano già presentato un’interrogazione a Bruxelles per chiedere un intervento per fermare il piano di Snam Fsru e del Governo. La risposta del Commissario europeo con deleghe ad ambiente, oceani e pesca aveva però rimandato la competenza al Ministero dell’Ambiente italiano. —