
GLI OSPEDALI PROGRAMMERANNO GLI ESAMI. MONITORAGGIO SETTIMANALE
il caso
Genova
Di fronte al fuoco di fila dell’opposizione e alle continue notizie di disservizi di ospedali e liste d’attesa, la Regione avvia una controffensiva, anche mediatica, a colpi di numeri, grafici e dati. Partendo da alcuni fronti critici come l’attuazione del Pnrr, le assunzioni fatte, la tenuta dei pronto soccorso. Ma il tema più scottante resta quello delle liste di attesa per visite, esami e interventi.
Per dimostrare la reazione del sistema nel suo complesso, ma anche l’esplosione della domanda di prestazioni, valgono i dati del direttore di Alisa Filippo Ansaldi: con una crescita rispettivamente del 14.8% e del 6.6% rispetto a 2021 e 2022. L’incremento riguarda sia la produzione del pubblico che quella del privato accreditato. «L’aumento della produzione – aggiunge Ansaldi – è strettamente legato all’incremento della domanda della specialistica ambulatoriale, con 440.000 tra visite e prestazioni in più effettuate nel 2023 rispetto all’anno precedente. Questi numeri impongono ulteriori azioni per l’abbattimento delle liste d’attesa: oltre ad incrementare l’offerta con i budget dedicati ad un ulteriore aumento delle prestazioni, è prevista una spinta all’ appropriatezza delle prescrizioni, con il governo del percorso pre-intervento del paziente chirurgico in elezione». E anche per la gestione dei “follow up”, cioè gli esami programmati per le malattie croniche e per chi ha subito un intervento in determinate aree (ad esempio l’oncologia), l’assessore Gratarola spiega quale sia l’intenzione della giunta: «Io vorrei che negli ospedali, anche se non hanno ambulatori sul territorio, gli specialisti facessero la presa in carico del paziente oncologico con la diagnostica per almeno cinque anni. Se ho un paziente operato per un tumore alla mammella non gli dò un biglietto dicendo “si prenoti una tac tra 10 mesi” ma gli fisso io un appuntamento con lo stesso team che lo ha seguito, così non vado a ingolfare i Cup e garantisco già una tempistica». Questa sarà quindi una delle linee di azione, ma il principale intervento è il finanziamento da 42 milioni nel 2024 per l’acquisto di prestazioni da privati e Asl. Per quanto riguarda la diagnostica il primo bando è di 7,4 milioni di euro per il privato accreditato: previste grazie a questo bando 48.000 ecografie, 37.000 radiografie, 18.000 risonanze, 17.000 Tac. Per quanto riguarda la chirurgia di media e bassa complessità è in programmazione la manifestazione d’interesse.
Il presidente Giovanni Toti, che nei giorni scorsi ha strigliato i direttori generali sui conti, ieri ha respinto la narrazione di una sanità ligure in crisi: «la politica utilizza questo campo di battaglia speculando sulle difficoltà di un sistema che sta facendo uno sforzo importante dopo la pandemia di cui troppi si sono dimenticati. Quando si parla di sistema sanitario allo sfascio bisogna rendersi conto che siamo la nona regione d’Italia per rispetto dei livelli essenziali di assistenza e che siamo la terza regione d’Italia per numero di infermieri in rapporto alla popolazione. Ci accusano di voler privatizzare la sanità pubblica quando il 91% delle prestazioni sono a carico pubblico. Nei pronto soccorsi effettivamente c’è chi aspetta più del dovuto ma bisogna anche capire perché c’è andato», ha detto il presidente.
L’iniziativa della Regione è stata criticata dal Pd ligure: «Non si sentiva il bisogno della lezioncina settimanale di Toti: i problemi si risolvono con interventi strutturali. Se il sistema regge è solo grazie al personale che lavora in condizioni sempre più difficili». —
E. Ros.
