genova
«La concessione ad Autostrade? Andava revocata, perché
quel sistema era sbagliato. Ma non ritengo siano stati inopportuni i miei incontri, successivi alla strage del Morandi, con Giovanni Castellucci (ex amministratore delegato di Autostrade e imputato, ndr): si parlava del dossier Alitalia, il cui salvataggio era un interesse nazionale. E se non avessi visto quel manager forse avrei tutelato la mia immagine, ma appunto non avrei fatto gli interessi degli italiani». Stefano Patuanelli, senatore, ex ministro dello Sviluppo economico per il Movimento Cinque stelle nel secondo governo guidato da Giuseppe Conte (in alleanza con il Pd dopo l’esecutivo insieme alla Lega), lo dice mentre lascia il palazzo di giustizia, dov’è stato sentito come testimone nel processo sulla strage del 14 agosto 2018. Il suo nome, va rammentato, ricorre in alcune intercettazioni nelle quali altre persone descrivono lo strapotere di Castellucci posteriore allo scempio e certificato da incontri con diversi politici. «Conobbi il manager – aveva spiegato Patuanelli in aula – nel settembre 2019, poiché volevo sviluppare alcune nuove conoscenze nell’ambito della vicenda Alitalia. L’azienda era in amministrazione controllata e c’erano alcune cordate interessate. La prima volta ci vedemmo a casa della senatrice M5S Giulia Lupo a Roma, poi altrove, in totale 6-7 volte. Castellucci aveva competenza ed esperienze specifiche: prima di uscire da Atlantia ne aveva predisposto l’ingresso in Alitalia, insieme a Ferrovie. E aveva un’interlocuzione con Lufthansa, a sua volta interessata a partecipare al salvataggio della compagnia. Atlantia a un certo punto si chiamò fuori per il rischio che fosse revocata la concessione ad Autostrade (in quel momento legata alla medesima Atlantia e non ancora tornata sotto il controllo dello Stato,
ndr
). Io comunque non chiesi mai a Castellucci di agire come rappresentante del governo italiano… la mia collega Lupo in precedenza mi aveva detto che avrebbe voluto fare il presidente di Alitalia, anche se a me personalmente non esternò mai quest’intendimento».
Fuori dall’aula l’esponente grillino torna sul rammarico perla mancata revoca della concessione ad Aspi: «Ci battemmo, ma le cose andarono in modo diverso. Il meccanismo complessivo delle concessioni autostradali era totalmente sbilanciato verso gli interessi privati, tutti gli oneri a carico del pubblico e gli onori per il privato. Non ci può essere mercato dove vige una sorta di monopolio».
Scuote la testa quando gli viene ricordato che i familiari delle vittime del Morandi sono insoddisfatti per come si è chiusa la vicenda Autostrade, con l’ingresso dello Stato attraverso Cassa depositi e prestiti: «Purtroppo abbiamo viso che pure in una situazione diversa (il riferimento è ad A24 e A25 in concessione al Gruppo Toto, ndr ), la revoca non è stata possibile, c’è stata una sentenza recente a favore del gestore e una transazione con il governo. È proprio un sistema nato in maniera sbagliata». L’ultima richiesta di delucidazioni è di nuovo sui summit con Castellucci: «Lo vidi a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori di Alitalia. Se lo avessi evitato non avrei fatto il bene dell’Italia». —
m. ind.