Piemonte, Basilicata e Umbria, la strategia dem «Dobbiamo stringere accordi ovunque»


il retroscena 
Niccolò Carratelli / roma 
«L’obiettivo è fare un accordo in tutte le Regioni», continuano a ripetere dal Nazareno. Le trattative, dal Piemonte alla Basilicata, sono andate avanti anche in questi giorni di festa. Al momento, una vera coalizione di centrosinistra ha preso forma solo in Abruzzo, dove si voterà il 10 marzo e il candidato del campo larghissimo (oltre a Pd e M5s, ci sono anche Italia Viva e Azione) è l’ex rettore dell’università di Teramo, Luciano D’Amico: un civico, dunque, con un profilo da studiare in laboratorio, visto che ha messo insieme Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Niente primarie, così come in Sardegna, dove si vota tra un mese e mezzo, il 25 febbraio, e dove dem e 5 stelle si sono uniti sulla candidatura di Alessandra Todde, ex vicepresidente e viceministra M5s: è stato il Pd, quindi, a convergere su un nome proposto da Conte. Tra l’altro, con grande sofferenza interna, visto che un pezzo di partito spingeva per convocare gli elettori ai gazebo, come chiesto dall’ex governatore sardo e fondatore del Pd, Renato Soru, il quale ha poi deciso di correre per conto suo (sostenuto da Azione), complicando la partita di Todde e rischiando di favorire la destra, chiunque sia il candidato che uscirà dal braccio di ferro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. 
Comunque, stringendo il quadro alle due Regioni che andranno alle urne in questo inverno, l’accordo tra Pd e M5s è stato trovato. Dalla segreteria di Elly Schlein si mostrano ottimisti sulla possibilità di portarlo a casa anche nelle altre tre chiamate al voto nel 2024: Piemonte e Basilicata apriranno i seggi in concomitanza con le elezioni europee (9 giugno), mentre in Umbria si arriverà a novembre. Quest’ultima, però, è quella in cui la prospettiva di alleanza a sinistra appare più rosea, perché c’è un dialogo già avviato tra dem e 5 stelle per correre insieme a giugno alle elezioni comunali di Perugia e il confronto potrebbe proseguire anche in ottica regionali. 
Ma lì non hanno fretta, mentre a Torino e a Potenza una decisione va presa al più presto, auspicabilmente entro fine mese. Gli esponenti piemontesi di Pd e M5s si sono incontrati per la prima volta tre giorni fa, senza parlare di programmi o candidati, solo per capire se ci fossero i presupposti per un percorso comune. Più convinti i dirigenti dem, più prudenti e arroccati i 5 stelle, reduci da anni di polemiche e incomprensioni a livello locale, ben rappresentate dal pessimo rapporto tra il sindaco Pd di Torino, Stefano Lo Russo, e la sua predecessora M5s Chiara Appendino. Nel prossimo incontro del 17 gennaio si inizierà a discutere di temi, a partire da sanità e trasporti, solo in seguito di candidati. Probabilmente, per favorire un accordo, il Pd rinuncerà a mettere sul tavolo un suo nome, puntando su un civico di area: il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, o il presidente dell’Ordine dei medici Guido Giustetto. «È la trattativa che parte più in salita, ma ci proveremo fino all’ultimo», assicura a La Stampa Davide Baruffi, responsabile Enti Locali del Pd. È lui, con il suo quasi omonimo Igor Taruffi , responsabile dell’Organizzazione, a sovrintendere alle manovre. Anche in Basilicata si sta provando a rimediare a un mezzo pasticcio iniziale. Il Pd ha puntato su Angelo Chiorazzo, inserito in ambienti ecclesiastici. Un profilo su cui si sperava che gli alleati convergessero, ma i 5 stelle sono incerti, da Azione si sono lamentati, gli altri sono rimasti alla finestra. Dunque, ad oggi, Chiorazzo è sostenuto solo dal Pd e dalla lista “Basilicata casa comune” e ha già iniziato la sua campagna elettorale.—