LA MANOVRA RINVIATA DAL GOVERNO
Mario De Fazio
Qualche euro in meno per un esame alla tiroide o una visita oculistica, qualche euro in più per un’ecografia all’addome. Ma anche variazioni di pochi centesimi che però, se moltiplicati per le migliaia e migliaia di visite ed esami a cui i cittadini si sottopongono in un anno, rischiano di “cubare” una modifica importante nelle voci di bilancio della sanità regionale dedicate a quanto si incassa con il ticket sanitario. Anche la Liguria dovrà adattarsi alla riforma voluta dal governo, in base alla quale verrà archiviato l’attuale modello per il quale ogni Regione può definire il costo di una singola prestazione sanitaria nel pubblico. Dal 1° aprile entreranno in vigore le nuove tariffe stabilite a livello centrale dal ministero della Salute, che punta a uniformare i costi della sanità su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda il ticket che le Regioni applicano alle singole prestazioni. Una novità che sarebbe dovuta entrare in vigore già dal 1° gennaio, in verità: dopo un confronto alla fine del 2023 in Conferenza Stato-Regioni, si è però deciso di dare una proroga agli enti locali per uniformarsi.
La questione non è banale, per più di un motivo: innanzitutto i cittadini assisteranno a una modifica delle tariffe che inciderà sulle tasche di ciascuno. Dall’altro lato, c’è un imponente lavoro di adeguamento a cui sono chiamate le singole amministrazioni regionali, oltre che un tema di risorse: in territori come la Liguria, dove la media dei ticket è più alta rispetto ad altre regioni d’Italia, la modifica delle tariffe potrebbe comportare una diminuzione delle entrate che dovrà essere compensata, presumibilmente a livello centrale, per non lasciare buchi nelle casse della sanità territoriale.
Chi ha sollevato il tema su come la Liguria si stia preparando a questa mini-rivoluzione è il consigliere regionale di Linea Condivisa, Gianni Pastorino, che è anche vice presidente della commissione Salute. «Dal 1° gennaio sarebbe dovuto entrare in vigore l’adeguamento di tutti ticket per le prestazioni sanitarie, che vorrebbe dire passare da un regime in cui ogni regione decideva in autonomia a uno in cui viene deciso a livello centrale per ogni prestazione sanitaria – spiega Pastorino – La Liguria è una regione in cui i ticket sono più cari rispetto alla media nazionale: di 6 euro nel 2019 e di 4 euro nel 2022. Avendo una media più alta, la Liguria avrà minori introiti da parte degli utenti, sicuramente un fatto positivo ma che apre considerazioni rispetto alle risorse».
Secondo l’esponente di opposizione, poi, potrebbe esserci il rischio che anche i cittadini si trovino in un limbo: è il caso di chi prenota oggi un esame che farà dopo l’entrata in vigore delle nuove tariffe. «Una persona in Liguria che ha prenotato una prestazione a dicembre 2023 e ha già pagato il ticket, se la prestazione viene data molti mesi dopo, come purtroppo molto spesso accade e se questa prestazione sanitaria ha un aumento, l’ente erogatore chiederà il sovrapprezzo – continua Pastorino – Per fare un esempio pratico: un’eco addome nel 2023 costava 32,02 euro, mentre nel 2024 avrà un costo di 36,15 euro: in questo caso l’ente chiederà il sovraticket. Ma nella stragrande maggioranza dei casi si avranno dei cali di ticket: ad esempio nel 2023 un esame sulla tiroide aveva un costo di 20,80 euro, mentre nel 2024 sarà presumibilmente di 11,60 euro. C’è il rischio di un danno oltre alla beffa: oltre ad avere prestazioni oltre i termini delle prescrizioni mediche c’è il rischio che la gente paghi di più e non abbia il rimborso. Come si è attivata Regione Liguria? Da molte note interne appare che gli enti non hanno ricevuto istruzioni a riguardo. Mi piacerebbe capire, di fronte a un mutamento epocale di passaggio di ticket differenziato a uno unificato quali sono, coerentemente uno a uno, gli atti preparati dalla giunta Toti. È evidente il gap di programmazione e risulta che, fino ad adesso, è stato fatto molto poco. Il 1° gennaio è passato ma il 1° aprile fa prestissimo ad arrivare».
L’assessore regionale alla sanità, Angelo Gratarola, si dice tranquillo. «Il tema del nomenclatore è tutt’ora oggetto di un confronto nazionale tra le Regioni e il ministero della Salute – spiega – La proroga al primo aprile serve proprio a questo: ad armonizzare il quadro e a fissare i paletti che garantiscano equità tra le regioni». Sul potenziale problema che riguarda le prenotazioni già fatte prima dell’entrata in vigore delle tariffe, Gratarola chiarisce che «tra le proposte per la gestione dell’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario ce ne sono alcune che riguardano specificamente le prescrizioni. Una in particolare precisa che le visite specialistiche previste dopo l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore a partire dal primo aprile, ma prenotate e pagate prima, non necessiteranno alcun adeguamento tariffario successivo sia in eccesso che in difetto perché prenotate e pagate con il vecchio sistema. Tutto questo è da intendersi in regime transitorio». Per l’assessore non si pone ancora il tema delle possibili minori entrate, come invece evidenziato dal consigliere Pastorino. «Una volta definito univocamente, il percorso sarà oggetto di un’adeguata e tempestiva comunicazione da parte della Regione» aggiunge l’assessore. —

