PAOLO VARETTO
TORINO
Parte in salita il confronto tra Pd e Movimento 5 Stelle su una futuribile alleanza in Piemonte. Nel primo incontro tra le due delegazioni non si è discusso né di programmi né tantomeno di candidati da opporre ad Alberto Cirio. E più che di futuro, nelle due ore abbondanti trascorse nel campo (semi)neutro della Fondazione Amendola di Torino si è parlato di un passato mai idilliaco tra democratici e pentastellati, a iniziare dalla discontinuità tra Chiara Appendino e Stefano Lo Russo al Comune di Torino. «Il confronto parte molto in salita. Come può essere credibile un accordo con un partito che nei nostri confronti è sempre stato bifronte?», è l’interrogativo sollevato da Antonino Iaria, oggi senatore 5 Stelle ma fino a tre anni fa assessore all’Urbanistica al Comune di Torino, ruolo che fu anche di Lo Russo. «Non ci sottraiamo ad un ulteriore confronto sui temi – ribadisce poi una nota ufficiale del Movimento – ma siamo convinti che un progetto credibile non possa essere fondato sulla mera sommatoria di voti. E restiamo consapevoli delle rilevanti differenze che permangono nell’individuare strumenti e priorità per il Piemonte del futuro». «Ma guardare indietro non serve, il rischio è restare pietrificati – ribatte il segretario regionale dei dem Domenico Rossi –, è il momento di andare avanti, insieme. Per me è importante che sia emersa la volontà di continuare con il dialogo, con l’impegno di approfondire sui territori le criticità emerse».
Criticità che non mancano, in una rincorsa dal basso dove a tenere banco sono stati temi iper-locali: il nuovo ospedale della Pellerina a Torino, il mancato accordo alle Comunali di Rivoli, meno di 50 mila abitanti alle porte di Torino, l’appoggio del Pd al presidente della provincia di Cuneo Luca Robaldo, vicinissimo a Cirio. «E noi – rivendica Sarah Disabato, coordinatrice dei pentastellati ma anche capogruppo in Regione – abbiamo sempre aperto alla convergenza sui territori, anche appoggiando candidati del centrosinistra. La vera disponibilità al campo largo l’abbiamo sempre offerta noi: peccato non sia stata mai reciproca». «Perché il nodo – ribadisce Ivano Martinetti, collega di Disabato e coordinatore 5 Stelle a Cuneo – è la credibilità di un’alleanza con chi ad Asti o ad Alessandria non sta con noi. Non sono dinamiche che possiamo ignorare, prima ancora di parlare di temi». «Ma noi di queste criticità nelle province ci faremo carico – assicura il capogruppo regionale dei dem Raffaele Gallo – e faremo di tutto per risolverle. L’importante è mandare avanti questo tavolo».
Tutti i ragionamenti sui temi più strettamente politici sono appunto rimandati di due settimane. La battaglia più divisiva e identitaria era e resta quella sulla Tav, «sulla quale non abbiamo mai cambiato idea – anticipa Disabato –. Ma la nostra opinione resta quella di sempre anche sull’edilizia sanitaria, e pure su questo non abbiamo alcuna intenzione di trattare». «Per noi invece le priorità restano quelle attorno alle quali costruire una coalizione di centrosinistra – precisa Rossi –: sanità, trasporto pubblico locale, conversione ecologica e digitale, sviluppo, lavoro e attenzione alle fragilità. È su questo che dobbiamo sentire la responsabilità di offrire ai piemontesi la migliore alternativa al governo di Alberto Cirio».
Per quanto viste in streaming da Roma, le asprezze della trattativa piemontese non sono di certo sfuggite né alla vicepresidente del Movimento 5 Stelle, l’ex senatrice Paola Taverna, né a Davide Baruffi, responsabile Enti locali del Pd e braccio destro di Stefano Bonaccini. Ma ai loro occhi c’è ancora spazio per sperare che la fumata si schiarisca. «È stato un incontro interlocutorio – ammette Taverna –, ci riaggiorneremo focalizzandoci più sui temi, perché è da lì che bisogna partire. Non ci sono atteggiamenti pregiudiziali da parte nostra, ma non c’è dubbio che ci sono temi su cui in passato abbiamo avuto posizioni molto diverse e che ancora oggi ci vedono distanti» . «La sensazione è che i 5 Stelle in Piemonte siano più restii a un accordo rispetto ad altre realtà – ragiona invece Baruffi –. Pesano attriti più freschi, soprattutto a Torino, che per loro rappresentano un problema. Spero che ci sia la volontà di guardare non alle amministrazioni del passato ma a quella che si vuole proporre insieme per il futuro della Regione. Anche perché sui temi concreti non mi pare ci siano ostacoli particolari». —