GLI ANIMALI SONO FUGGITI DAL PARCO ZAMBELLINI IL SINDACO: «DOVREMO TENERLI NEL RECINTO»

LA STORIA
Forse i pavoni ospitati nel parco Zambellini si annoiavano, molto più avventuroso provare una scorribanda per le vie di Albisola. Il rapporto fra la città (che nel proprio stemma ha una pecora) e gli animali ha sempre avuto risvolti estemporanei. Oltre ai cinghiali, che ormai sono di casa per le vie del centro, anche i pavoni arrivati pochi giorni fa da Arenzano hanno subito trovato il modo di godersi un’escursione. D’altra parte nella cittadina genovese la popolazione dei variopinti pennuti era aumentata a dismisura e già lì circolavano normalmente per le strade, tanto che il sindaco Francesco Silvestrini aveva chiesto a enti e associazioni di adottarne qualcuno. Il collega albisolese Maurizio Garbarini ne ha quindi presi quattro, tre femmine e un maschio, per ricoverarli nel parco Zambellini. Una delle femmine, però, invece di recitare la noiosa parte dell’animale da ammirare su un prato, si è lasciata attrarre dall’avventura di una passeggiata per Albisola, gironzolando in corso Mazzini, dove circolano ogni giorno migliaia di auto, bus e camion. «Avevamo sistemato la loro area nel parco – spiega Garbarini -, ma evidentemente sono animali intraprendenti e curiosi. Ora cercheremo una soluzione per farli restare nel recinto, in modo da evitare che scappino mettendo a rischio la loro stessa sicurezza».
Anni fa il Comune, allora guidato dal sindaco Lionello Parodi, aveva “affidato” a due caprette il compito di eliminare le erbacce nell’area degli scavi romani di piazza Giulio II, davanti alla stazione ferroviaria. Domitilla e Agrippina, erano state chiamate apposta così, avrebbero dovuto semplicemente brucare, costando molto meno di una ditta specializzata. Invece, approfittando della larghezza delle sbarre del cancelletto, si erano tuffate in corso Mazzini alla ricerca dell’avventura, correndo fra auto e tir nell’ora di punta, inseguite da polizia locale e volontari della protezione civile. Una volta recuperateerano state riconsegnate al contadino di Luceto che le aveva messe a disposizione. —
G. V.