Tomatis alla Asl «Aprite le nostre sale operatorie»
Il caso
luca rebagliati
A Pietra mancano, ad Albenga abbondano, e mentre da una parte i pazienti attendono anni per interventi talvolta semplici e banali e i medici faticano sempre più a resistere alla tentazione di “disertare” verso altre regioni o strutture private, dall’altra le sale operatorie si impolverano in attesa che qualcuno le usi. Paradossi della sanità ponentina, che già deve fare i conti con quello di un rinomato ospedale da ricostruire completamente e un altro nuovo fiammante e semideserto.
Certo, ultimamente il Santa Corona deve pagare anche lo scotto dell’incendio che ne ha reso inutilizzabili alcune parti e resta pur sempre un ospedale di prim’ordine, ma quelle 6 sale operatorie in larga parte inutilizzate (se non sporadicamente) gridano vendetta. «Soprattutto in un momento in cui l’ospedale di Pietra non ne ha disponibili in numero sufficiente per rispondere alle esigenze del territorio», sottolinea il sindaco di Albenga (e medico) Riccardo Tomatis.
«Quando un chirurgo non può operare con continuità – prosegue Tomatis -, finisce per perdere entusiasmo e per scegliere ospedali di altre zone o strutture convenzionate dove la sua professionalità viene maggiormente appagata, e questo rischia di impoverire notevolmente una realtà importante come quella del Santa Corona. È un fenomeno che si sta già verificando, che rischia di penalizzare il territorio e i suoi cittadini e che risulta del tutto assurdo alla luce del fatto che a pochi chilometri di distanza ci sono 6 sale operatorie modernissime, attrezzate, assolutamente disponibili ed attivabili con una decina di infermieri e oss, quindi sostanzialmente senza necessità di incrementare gli organici». Oltretutto un maggiore utilizzo delle sale operatorie ingaune potrebbe ridurre un po’ (oltre alle liste d’attesa per gli interventi a bassa e media intensità) anche l’occupazione dei posti letto del Santa Corona, contribuendo ad evitare episodi come quello di qualche giorno fa, quando un anziano paziente è rimasto 72 ore su una barella. «Un potenziamento delle attività del nostro ospedale consentirebbe di migliorare i servizi ai cittadini e di alleviare le difficoltà del Santa Corona – conclude Tomatis -, quindi sarebbe una soluzione di estremo buon senso». —

