Bugie sul Mes”. Su Elly: “Lei come federatrice? Sì, delle correnti Pd”

Luca de Carolis

Il triangolo sì, l’aveva considerato. E ora lo pretende. “Giorgia Meloni non può scegliersi gli avversari a tavolino, se li troverà sul terreno e lì incontrerà noi del Movimento”, scandisce Giuseppe Conte nella pancia di Montecitorio. “Mi auguro che Elly Schlein possa fare la federatrice delle correnti del Pd” aggiunge, sarcastico. Ergo, la premier si scordi di tenersi come sola avversaria simbolica Schlein, con cui ha bisticciato anche domenica. E lei, la segretaria del Pd, la smetta di parlare da capo-coalizione. Così Conte prova a rompere il gioco a due tra Meloni e Schlein, a prendersi il suo spazio mediatico e politico. Per questo, di lunedì mattina convoca una conferenza stampa, in cui lancia il guanto di sfida alla presidente del Consiglio: la richiesta di un giurì d’onore, ossia di una commissione speciale della Camera che dovrebbe giudicare “la deputata Meloni”, rea a suo dire, “di aver detto il falso” accusandolo di “aver firmato da premier il Mes alla chetichella, con il favore delle tenebre” nel suo discorso in Senato di giovedì scorso.
Secondo Conte si tratta di “menzogne denigratorie” e “la dolosa condotta di Meloni ha offeso il mio intero gruppo che sulla questione del Mes ha sempre assunto posizioni chiare, per quanto sofferte”. Perché per lui “il trattato è un paccotto da rifiutare” spiegherà fuori microfono: anche se il Movimento non ha ancora scelto se votare contro o astenersi nella votazione in Parlamento sulla ratifica del Mes, che prima o poi dovrà arrivare. Non a caso, a precisa domanda, Conte non dice cosa voteranno i suoi. Per lui l’essenziale è mostrarsi come il vero rivale di Meloni, la premier “che ci ha portato nel Mes: io non lo avrei mai introdotto, me lo sono ritrovato e ho lavorato per migliorarlo”. La colpa è di Meloni: “Le avevo proposto un dibattito sul tema ad Atreju, la festa di FdI, ma lei e i suoi hanno preferito il nulla”, accusa, citando La Storia Infinita. E anche di Mario Draghi, fa capire: “Lui commissario europeo? Sto ancora aspettando di leggere la sua agenda…”. Ma il primo obiettivo è la premier. Ecco perché il giurì d’onore chiesto al presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, con una lettera in cui lamenta: “Le dichiarazioni di Meloni sono di assoluta gravità, anche perché rilasciate nell’aula della Camera”. Conte ha pre-avvertito Fontana della richiesta, depositata ieri mattina. “Ma vista la gravità delle accuse che mi sono state mosse ho avvisato anche il presidente della Repubblica”, spiega l’ex premier (lui e Mattarella si sono sentiti telefonicamente lo scorso fine settimana). Chissà se e quando si farà, il giurì, che dovrebbe essere presieduto da un vicepresidente della Camera (probabilmente il forzista Giorgio Mulè). Nell’attesa, Fontana fa sapere di “aver dato indicazione di verificare i presupposti regolamentari”. Mentre Meloni ostenta indifferenza. A conferenza appena finita diffonde un post in cui attacca ancora Schlein – “mi accusa di aver aizzato la folla contro i migranti ad Atreju, ma quale discorso ha sentito?” – che a sua volta controreplicherà. Ma nulla su Conte. L’avversaria “preferita” resta la dem, possibile federatrice del centrosinistra secondo Romano Prodi. Però il leader del M5S ha un’altra idea: “Non abbiamo bisogno di federatori. Piuttosto mi piacerebbe che il Pd possa, federando le correnti, far chiarezza sulla questione morale, di cui ho chiesto conto a Meloni. Non ho visto una posizione chiara dei dem su questo, come sulla politica estera.”
Segue stoccata ai “padri nobili dem”, con dedica a Enrico Letta. “Alcuni di loro volevano il nostro assassinio politico”. Ma Conte riesce anche a schivare la domanda su eventuali primarie per il leader della coalizione (“alchimie di laboratorio”). Con queste premesse, come stringere accordi per le Amministrative? “A livello locale ci confrontiamo senza pregiudizi con il Pd – giura –, occorrono patti chiari e affidabilità degli interlocutori, e i candidati non devono essere necessariamente del M5S. Ma dove non ci sono queste condizioni andiamo da soli”. Al Nazareno non gradiscono, ma ostentano pazienza: “Siamo impegnati a contrastare Meloni e il governo, non rispondiamo agli attacchi di Conte. Schlein non ha mai speso una parola contro le opposizioni”. Però Debora Serracchiani morde: “Conte ha governato con la destra sovranista e con il Pd, quindi può valutare con chi condivide più punti di contatto, senza chiedere a nessuno di sottoporsi a esami di correttezza politica”. Carezze per l’avvocato, che risalendo in ufficio dice ai suoi: “Io mi trovo bene con Schlein”. E meno male.