Vende un miliardo e mezzo di bottiglie di acqua minerale all’anno. È il primo produttore in Europa e ancora non ci crede: «Chi l’avrebbe mai detto che un posto sperduto in montagna sarebbero partite ogni giorno quattro milioni di bottiglie?». Alberto Bertone ha fondato 27 anni fa l’impero di acqua Sant’anna a Vinadio, sulle Alpi cuneesi.
Quante bottiglie vengono dal ciclo di rigenerazione?
«Circa il 30%. In teoria potrebbero essere anche il 100%. La tecnologia c’è».
Che cosa le impedisce di salire a quella percentuale?
«I costi. Devo stare sul mercato. La plastica rigenerata costa più della vergine. Sembra un paradosso ma è così».
Perché questi costi alti?
«Perché abbiamo un sistema di raccolta con molti difetti. Dovremmo riuscire invece a raccogliere la plastica in modo selettivo. Il problema è sapere qual è la storia precedente delle bottiglie».
A che cosa serve quell’informazione?
«Se una bottiglia era già un contenitore di bevande la sua plastica potrà essere riutilizzata per quello scopo. Ma se conteneva candeggina no».
Come arrivare a una raccolta selettiva?
«C’è un solo modo , utilizzato nella maggior parte dei Paesi ma non in Italia: quello della raccolta dei resi».
I resi delle bottiglie di plastica come un tempo si faceva per il vetro?
«Certo. Con la differenza che la rigenerazione del vetro è molto più costosa e inquinante di quella della plastica».
Come fanno all’estero?
«Pagano 5 centesimi per ogni bottiglia resa. Non è molto ma è quanto basta per trasformare un rifiuto in un bene con un valore, spingendo le persone a raccogliere».
Perché in Italia non si fa o si fa poco?
«Manca una legge. Sarebbe molto utile. Avremmo percentuali di raccolta selettiva molto maggiori. Molti di coloro che oggi gettano la plastica nella natura, inquinando, sarebbero i primi raccoglitori. E il costo della plastica rigenerata scenderebbe». P. GR. —

