Primo accordo sulle case green
Slitta lo stop alle caldaie fossili

Emanuele Bonini
Bruxelles
L’obiettivo finale di case di nuova costruzione a emissioni zero nel 2030 e intero parco immobiliare «CO2 free» al 2050 non cambia, ma modo e tempi per arrivarci vengono rimodulati. Parlamento e Consiglio dell’Unione europea trovano l’accordo per gli edifici a prova di futuro sostenibile, dossier noto come «case green» che incardina i requisiti per l’efficienza energetica delle abitazioni private. 
Gli impegni per lo spreco di energia e il taglio dei gas a effetto serra incardinati nel Green Deal, l’agenda europea per la sostenibilità, si sposano con le richieste degli Stati di più libertà di manovra nazionale.
Il settore immobiliare, da solo, è responsabile del 36% delle emissioni dei gas a effetto serra.
La proposta di direttiva sugli edifici sostenibili intende azzerare tutto questo, e ruota attorno al sistema di classificazione in uso per gli edifici in base ai consumi energetici, che prevede una scala discendente dalla categoria A alla categoria G. Ad ogni lettera corrisponde un consumo medio annuo di kilowattora per metro quadro. 
Seguendo l’ordine alfabetico, prima ci si trova nell’ordine e meno si consuma per tenere l’immobile alla giusta temperatura. In estrema sintesi: consumi quasi nulli (A), consumi molto bassi (B), consumi quasi buoni (C), consumi da migliorare (D), consumi non adeguati (E), consumi elevati (F), consumi insostenibili (G).
In base all’accordo, standard minimi di prestazione energetica per gli edifici non residenziali dovranno riguardare oltre il 16% del parco immobiliare di classe G, soglia che dovrà raggiungere il 26% nel 2033. Quanto agli edifici residenziali, quindi le case, gli standard di riduzione dei consumi energetici primari sono fissati al 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Priorità dovrà essere data ad appartamenti e villette più vetuste. Il 55% della riduzione dell’energia dovrà essere raggiunto attraverso la ristrutturazione delle quattro mura con le peggiori prestazioni energetiche.
Novità anche per quanto riguarda le caldaie tradizionali alimentate da combustibili fossili: dovranno essere sostituite entro il 2040 e non più entro il 2035. Gli Stati membri potranno fornire incentivi per i sistemi di riscaldamento ibridi, l’adesione allo schema di incentivi finanziari per i mutui “green” è stato reso opzionale e volontario per gli Stati Membri. Ora manca solo l’approvazione formale di entrambe le istituzioni comunitarie, dopodiché la rivoluzione della casa in Europa potrà partire. Insieme alla ristrutturazione. —